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Siamo dell'Acquasanta, un rione di Palermo alle falde del Monte Pellegrino.

Ricordi, immagini, storie di due ragazzi che culminarono una secolare tradizione di una famiglia marinara.

Ho letto tante cose belle sulla borgata, i bagni, la Villa Igiea, la Villa Belmonte, certi palazzi sicuramente di pregio, ecc..., in realtà noi ragazzi nati e cresciuti nel rione, di tutte queste cose non ci importava un bel niente. Sconoscevamo la loro storia, gli architetti che le avevano costruite. Chi conosceva la Villa Igiea e Villa Belmonte? E degli altri palazzi, solo vedevamo le loro rovine inflitte dal tempo e dalla ultima guerra.
Nel nostro tempo quotidiano vedevamo povertà e miserie umane, ladri e mafiosi che emergevano come nuovi ricchi, poveri artigiani lavorando per poche lire, forzati operai del cantiere navale mangiando pane con olive o con sarde salate al mezzogiorno, operaie della Manifattura, inveterati giocatori di carte o bocce, ubriaconi di taverna, mutilati, ammalati di tisi, gente violenta ed esaltata, che gridava e gesticolava. Amen dei quotidiani regolamenti  di conti con il solito morto da lupara quasi sempre al mattino ben presto. Naviganti che lasciavano le loro famiglie per mesi e mesi, con poche notizie, qualche lettera ogni tanto; scuole povere, maestre con bacchette, spazi fetenti, escrementi da tutte le parti, poca igiene, poca acqua.
Con tutto ciò, quasi tutti i ragazzi cercarono onorabilmente di farsi un destino migliore, studiando o lavorando, e così si forgiarono buoni capitani, macchinisti, piloti, tecnici industriali, grandi imprenditori.
Ed ora da grandi, almeno quelli che rimaniamo, più coscienti della importanza della storia della nostra borgata, cercheremo di comunicare le nostre ricerche e mostrare documenti sulla storia di quelle cose che poco importavamo da giovani o era impossibile rinvenire o accertare. Non mancheranno pennellate sulla degna miseria, delle sofferenze durante la seconda guerra e del dopoguerra, di persone e personaggi. Ai nostri collaboratori, molte grazie di apportare pure gran parte della storia della borgata.


Pasqualino e Gaetano Marchese

Vicolo Pipitone 1962
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Nell'angolino in basso a sinistra, si vede appena 'a Barretta, più avanti, seduto, il fratello Cola "Abbampatu", grande venditore di babbaluci e luppina nonché declamatore di storie di palarini, Ollannu, Rinaldu, Canu 'ri Maganza etc (a piazza Acquasanta)..Era sempre brillo e barcollante, hic, hic, ricordava Doppio Rhum...; a destra si nota appena l'ingresso della casa 'suttamisa' di don Pippinu 'u scarparu, la moglie era ovviamente 'a scarpara, 'ra Favara. Poi, ingresso ad arco, vi abitava la mamma del signor Renzo (putiedda), quindi casa Lo Bianco, putiedda, Santoro etc..dopo Santoro..terra di nessuno = no man's land=..chi si avventurava, a suo rischio e pericolo..

Tutti i 15 di agosto, il vicolo festeggiva 'u triunfu' di Maria Assunta. Archi illuminati e spettacoli musicali: ricordo il tenore e i musicanti su un carretto tipico siciliano con il finalissimo 'Core 'ngrato'.

Catari, Catari,
pecchè me dici sti parole amare,
pecchè me parle e 'o core
me turmiento Catari?

Core, core 'ngrato
t'aie pigliato 'a vita mia.
Tutt' è passato
e nun'nce pienze cchiù!

Mezzo vicolo, con le sedie, davanti la Madonnina, Barretta in testa: babbaluci, favi a cunigghiu etc, per rinvigorire i fedeli, il figlio grande della panillara: "Ouhh, curnuti 'ri patri, Viva 'a Maronna Assunta" e tutti: "Viva" !

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Dopo molte contende giudiziarie con i fratelli Paldolfo, Paolo Briuccia acquistò la peschiera e il diritto di coltivare pesci e di esercitarvi la pesca.

Monsignor Gioieni recinse, si, una parte di mare, ma solo nello scopo di fare esercitare nel tirocinio nautico gli allievi di un pubblico Istituto ( Primo Istituto Nautico della Sicilia: più tardi quel recinto diventò peschiera.; come tale la possedette la Casa Reale e poi il Demanio.

 

Questa relazione serve a dimostrare che già durante il Regno di Ferdinando IV di Sicilia la peschiera, che il popolo chiamò borbonica anche negli anni che succedettero il Regno d’Italia

Da: Claudio Perna

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L'Acquasanta, scogghiu a vapuri e sicca. In tanti hanno precisato che 'u scogghiu a vapuri era sotto Villa Igiea, mentre 'a Sicca era verso il cantiere navale. In questa foto, forse intorno 1950, si nota che la spiaggia Belle Époque è un lontano ricordo.

Macerie belliche vi furono buttate, facendo arretrare il mare di almeno 100 metri. Villa Laganà rimase..a secco. Si formò una nuova spiaggia-monnezzaro, a suo modo ecologica, perché la monnezza era costituita da scarti di lavorazione del cantiere, trucioli di tornio, acciaio e rame, quello rosso pregiato, alghe rinsecchite (i fondali ne erano pieni, quella tipica alga verde che i pescatori mettevano su pesci e frutti di mare), tasselli di rivestimento pavimento e paratie di WC di navi etc, qualche innocuo pezzo di vetro etc..

Della "Sicca" rimase qualcosa alla fine di quel muraglione impressionante del cantiere navale. Erano scogli brutti, scuri, pieni di alghe. Quando c'era mare, per raggiungere gli scogli, bisognava costeggiare il muraglione 'ranti ranti' per non bagnarsi piedi e scarpe, qualche volta era impossibile, anche perché si affondava nella ghiaia, sbattuliata contro la base della muraglia.

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Quella fumante ciminiera era quella grande della Manifattura, confinante col cimitero inglese. Dietro di essa, in prospettiva, il palazzo ex Fascio. In basso, a destra, 'u lastracu 'ca prievula della Nave di Pietra di Monsignor Gioeni; al centro la grande ciminiera dei Bagni Minerali, per il riscaldamente dell'acqua. A sinistra le alture di Villa Igiea. Le gru del cantiere, quelle anteguerra, che in tanti abbiamo conosciuto.

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Al centro a destra, dietro il primo palazzo, la conceria Barocchiere .Beni donati arcivescovo di Palermo in favore Boccone del Povero voluto da Giacomo Cusmano. Identifica: Giuseppe Alba con una foto del 1918. A sinistra l'alta ciminiera del cantiere navale al principio dal 1900.

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Beppe Miceli ha pubblicato due foto scattate nell'estate 1937 nella spiaggia dell'Acquasanta: la prima donna a sinistra in costume da bagno e cappellino, è sua madre; quel signore distinto è il suo bisnonno, tale La Nasa detto 'u cumannanti'. Questi La Nasa abitavano all'Acquasanta Nella prima foto, si vedono sullo sfondo le strutture del Cantiere Navale, e in alto a destra un pezzettino della Manifattura Tabacchi. Con le macerie della guerra, la spiaggia aumentò specialmente in altezza. Sotto quel muraglione sul mare ci si arrivava, negli anni '50, ranti ranti, affondando nella ghiaia e bagnandosi le scarpe se c'era mare. Scogli e alghe a volontà…. Nella foto di sotto, notese il ripiene con macerie.

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La Marina dell' Acquasanta

...e già, hanno messo le sbarre con le lucette colorate! In pratica, la Marina, è un affare loro e loro se la suonano e se la cantano.

La Borgata non è coinvolta in nulla, se non in minima parte, per qualche fornitura alle barche.

In compenso, si possono percorrere i quasi due chilometri della Via delle Industrie Navali, si ha una prospettiva inusuale della Borgata, ex Manifattura e Cimitero Inglese.

La veduta sul grande bacino da 400mila è impressionante.

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