Indice delle Tombe
1. Elisabeth Milbank prima Sepoltura
5. Thomas Ogle
8. Henry Thomas Eayres Gardner
12. James Williams
13. Iulius Heyl
3. Giovanna Aloisia Reymond – Blanc
10. Ellen Wife of M. Samuel Prior
11. Walter Von Werdt
13. Julia Seager
14. Elena Rohrbeck
Tombe non identificate
Indice delle tombe
rilevate da G. MILNER - GIBSON - CULLUM, F.S.A., APRILE 1893
Le vasche
La storia recente, le immagini perdute e il cippo funerario.
È noto che tutti noi, negli anni verdi, abbiamo giocato all’interno del Cimitero Inglese, chi a pallone, chi a nascondino etc…; tutto sommato, lo ricordo in ottime condizioni, andavo in giro tra le tombe per leggerne le epigrafi, ovviamente scritte in inglese. Quelle più difficili da tradurre, le trascrivevo su un pezzo di cartaper tradurle a casa con l’aiuto di un dizionario. Il cimitero era un vero porto di mare, il grande cancello sempre aperto, nel piccolo cottage a sinistra, vi abitava ancora la famiglia Trapani, custodi del cimitero per 4 generazioni, c’era anche un nostro coetaneo con il quale scambiavamo qualche parola quando entravamo per le nostre scorribande nel sito o per andare a fare i bagni nella libera spiaggia, tramite scorciatoia.
In origine, i due cottages servivano per l’alloggio delle guardie doganali e sanitarie del Lazzaretto. Dopo l’abolizione di quest’ultimo, le casette rimasero di proprietà dei Trapani (a sinistra) e dei La Rocca, (a destra), che comunque le avevano acquistate negli anni 1928-30, direttamente dall’amministratore del Cimitero Inglese, Joseph “Pip” Whitaker. Le incursioni nel cimitero, presero ben presto una brutta piega, perché i picciotti più grandi cominciarono a tirare pietre contro le lapidi, frantumandole (1959). Ignobili privati, poi, completarono l’opera, trasformando il sito in una discarica di materiale di risulta, sommergendo quasi la metà delle tombe. Infine, nei primi anni 2000, il Comune di Palermo si ricordò di essere dal 1950, il proprietario del cimitero, e lo fece “ripulire” ...decine di tombe furono distrutte e perdute per sempre. Nei primi anni ‘60, nella casa di destra, fu aperta la Posta.
Un mio amico e collega, acquasantino di ferro, ex abitante nel cortile Rocchetti e attualmente residente a Trieste, raccontava che la ‘superfetazione’, cioè quella sopraelevazione aggiunta alla casa di destra, doveva servire per il direttore della Posta che aveva anche delle mire sulla casetta di sinistra. Comunque sia, intervenne forse la Soprintendenza, che fermò il completamento della costruzione e da allora, è sempre lì.
Del cimitero inglese esistono immagini fotografiche anche risalenti addirittura al 1846, 1860 e oltre, ma sono tutte prese dall’esterno, quasi esclusivamente dalla Villa Belmonte. A tutt’oggi non esistono immagini antiche dell’interno del cimitero e neanche della via Acquasanta (poi Simone Gulì), dalla piazza alla curva verso la Manifattura Tabacchi.
Però, l’amico Vittorio Ferraro, figlio di Don serafino, mi ha gentilmente fornito una foto interessante, scattata all’interno del cimitero inglese nell’estate 1953.
Essa ritrae la sorella di Vittorio (a destra) con l’amica Franca Marsala, figlia della figlia di Simone Trapani, pronipote del Simone Trapani che fu il primo custode dello stesso cimitero dal 1812, e già vecchio in quei primi anni ‘50. Il giovane è egli stesso un Simone Trapani. Quattro generazioni della famiglia Trapani svolsero la mansione di custodi del sito, fino al 24 gennaio1950, quando Audrey Sophia WHITAKER (1886-1953, una delle ultime rappresentanti della famiglia Whitaker) con atto in Notar F.P. Lionti, trasferì la proprietà del cimitero al Comune di Palermo. I Whitaker non erano “proprietari” del cimitero inglese, nel senso stretto del termine, ma lo avevano sempre posseduto come amministratori, e questo valeva. Oggi si direbbe che la proprietà non era “allineata”, ovvero, non c’era una provenienza da un atto precedente, perché a suo tempo c’era stata solo una concessione dal Governo Borbonico, della quale parleremo in seguito.
Non si conoscono, finora, altre immagini scattate all’interno del cimitero.
Il cippo funerario.
I giovani ritratti nella foto sono appollaiati sulla base di un monumento che si trova al centro del cimitero e dal quale, in origine, si diramavano dei vialetti in pietra, a raggiera, dei quali rimane qualche traccia. Questo monumento è costituito da blocchi di calcarenite (tufo) rivestito da stucco, che era un impasto finissimo a base di gesso e calce. Ha molto di neoclassico e quindi potrebbe risalire all’impianto del cimitero stesso, prima decade dell’Ottocento. Il cippo sorge su un grande gradino, rialzato su un grosso basamento quadrangolare, sormontato da un plinto recante un’iscrizione sui quattro lati e sul quale svetta una tozza colonna scanalata spezzata.
L’iscrizione latina:
VITAE SUMMA
BREVIS SPEM
NOS VETAT
INCHOARE LONGAM
Si tratta di alcuni versi dalle odi del poeta romano Orazio (65 a.C. - 8 a.C.), personaggio notissimo per il suo filosofico “Carpe Diem”, “Acchiappa, vivi il giorno” in ogni attimo, locuzione oggi di uso comune. L’iscrizione non lascia adito a dubbi sul pensiero Oraziano, confermato dalla traduzione:
“ Lo scorrere breve della vita ci vieta di cullare una lunga speranza”..del futuro s’intende. Qualcuno ha voluto ravvisare in questa iscrizione, un sentimento ateistico e superficiale poco adatta per un cimitero. Ma forse non è così, anzi, è un invito seppur pessimistico a vivere la vita intensamente, perché in fondo, il dopo ci è ignoto, a prescindere dagli insegnamenti cristiani, di tutt’altro avviso.
La colonna spezzata, richiama la caducità della vita.
Nella foto del 1953, il monumento era già vetusto e con i segni inesorabili del tempo.
Oggi, è in condizioni miserevoli, il rivestimento mancante in più punti, la colonna sbrecciata etc..ma ancora resiste bene. Ci penseranno gli “eventi culturali”, come quello del 28 settembre 2019, a danneggiarlo ulteriormente.
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La foto del 1953. In lontananza delle altissime palme in corrispondenza dell’attuale ex Mensa Cantiere Navale. Ce ne sono ancora, ma sono le stesse?
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Immagine del 28 settembre 2019, durante un concerto (?) “culturale”. Gente ammassata presso il cippo funerario, seduta sul grande gradino. C’erano poggiati anche cavi elettrici, casse, attrezzature varie etc.
Seguendo il sussurro delle pietre...: James Holloway
L’impiegato mercantile inglese e la cognata:
James HOLLOWAY (Cowes, Isola di Wight, 1782 – Palermo 1843) e Mary Ann SMALL (Woking, Surrey, 1791 – Palermo 1854)
Le seguenti biografie sono riproposte sulla base delle informazioni contenute in uno studio della dott.ssa Laura Leto, antropologa e storico, analogamente a come già avvenuto per il giovane architetto Henry Dunnage.
Lo studio, pubblicato il 1° luglio scorso nella Collana Culturale “Dialoghi Mediterranei” con il titolo “Tutto tace, ma le pietre continuano a sussurrare”, è la sintesi delle ricerche effettuate nel cimitero dalla studiosa, per recuperare alcuni frammenti della lapide della tomba di Holloway e Small. Altre fruttuose ricerche di carattere documentale hanno permesso alla fine di ricostruire seppur in minima parte la biografia dei due soggetti in questione, forse unico esempio di tomba comune dove riposano due affini (cognati).
James HOLLOWAY nacque il 22 gennaio 1782 a Cowes, nella parte settentrionale dell’isola di Wight, quasi di fronte a Portsmouth e Southampton. In qualche documento è citato come impiegato in dimora mercantile, forse in qualche casa di commercio inglese a Palermo, dove, di queste ‘houses’ ce n’erano almeno una ventina.
Abitava in via Butera, dove risiedevano tanti mercanti inglesi, tutti concentrati comunque, nelle vicinanze del Consolato Inglese che si trovava nel prestigioso attuale Palazzo Lanza Tomasi. Il referente dei mercanti era il loro console, il famigerato John Goodwin, a Palermo per ben 35 anni, dal 1834 fino alla sua morte nel 1869. James Holloway, morì a Palermo, il 23 dicembre 1843.
Appena due mesi prima aveva dettato testamento, dove raccomandò agli amministratori testamentari di avere cura della cognata Mary Ann Small, che era stata come madre per i suoi figli.
Mary Ann SMALL, moglie di un fratello di James Holloway, e senza figli, era nata a Woking, nel Londinese, il 22 marzo 1791. Morta la moglie di James , la cognata si prese cura dei suoi figli , facendogli da vera madre. Morì, molto probabilmente di colera, il 18 agosto 1854. Fu seppellita nella stessa tomba di James Holloway, un sodalizio per l’Eternità.
L’epigrafe:
SACRED TO THE MEMORY
OF
JAMES HOLLOWAY
BORN AT COWES IN THE ISLE OF WIGHT
DIED IN PALERMO 23 DECEMBER 1843
AGED 61
ALSO TO
MARY ANN SMALL
DIED 18th AUGUST 1854 AGED 63
Ovvero:
CONSACRATA ALLA MEMORIA
DI
JAMES HOLLOWAY
NATO A COWES NELL’ISOLA DI WIGHT
MORI’ A PALERMO IL 23 DICEMBRE 1843
ALL’ETA’ DI 61 ANNI
ANCHE A
MARY ANN SMALL
MORTA IL 18 AGOSTO 1854
ALL’ETA’ DI 63 ANNI
Scrive Laura Leto, fornendo interessanti dettagli:
...Come per molti altri, del loro monumento funebre non
rimane traccia, ma soltanto frammenti dell’epigrafe dai quali è stato possibile scorgere nomi e luoghi, fondamentali per l’identificazione. La collocazione attuale dei frammenti non ne garantisce la posizione originaria. Il monumento si presentava originariamente con un’unica lastra marmorea con epigrafi incise, in base alle fonti, probabilmente collocato nell’area nord del sito, ad oggi impossibile da identificare…..Dalla misurazione dei singoli caratteri scolpiti, ho potuto constatare che la larghezza dell’intera lapide misurava originariamente 70 cm circa di larghezza e non meno di 90 cm di lunghezza. Non è possibile stabilire con certezza che si trattasse di un sarcofago con stele collocata davanti al monumento esattamente come si presentano i monumenti della stessa tipologia in situ ma il bordo con tracce di malta del frammento con inciso Ann Small mi fa propendere per questa ipotesi. Qualsiasi elemento decorativo, collocato alla sommità della lapide è ormai tristemente perduto.
Ma, il documento che mi ha permesso di ricostruire la storia è stato il testamento, stilato a Palermo nell’ottobre del 1843 e approvato successivamente a Londra il 13 febbraio del 1844 dal Doctor of Law John Dambeny…..
Il Gentleman abitava a Palermo, al numero 90 di via Butera, stessa strada dove insisteva Palazzo Lampedusa, luogo di residenza del console britannico John Goodwin e di Edward Edes Eayres Gardner, capostipite della famiglia Gardner, almeno per quanto riguarda la presenza sull’Isola, entrambi seppelliti al Cimitero. ...Data la sepoltura comune, avevo considerato inizialmente Ann come la moglie del Nostro, ma addentrandomi nella commovente storia si è poi rivelata la cognata. La donna non aveva avuto figli, non è possibile conoscerne la causa, ma la morte del marito potrebbe esserne la ragione.
Nel testamento si specifica infatti che una volta deceduta la moglie di James, Ann divenne come una madre per i suoi bambini: «I recommend my sister in law Mary Ann Small who has been as a Mother to my Children» e ciò giustifica il fatto che James chiese specificatamente agli Amministratori di provvedere al suo sostentamento per il resto della sua vita. Purtroppo non viene specificato con quale dei fratelli Holloway fosse sposata e sino a questo momento non ho trovato riscontro nei siti di genealogia, ma dal momento che James ha ereditato la proprietà di High Street Croydon nel Surrey, in Inghilterra, dal fratello Stephen, assieme alle sette case, un negozio e altri appartamenti in Hamilton Street, Wandsworth Road, nella medesima contea, potrebbe essere proprio Stephen il marito di Ann?
Sono solo ipotesi…...
Purtroppo l’attività commerciale di James Holloway rimane ancora ignota (citato altrove come “impiegato in una dimora mercantile”) così come l’identificazione del monumento funebre, ma fortunatamente la sua distruzione non andrà di pari passo con quella della sua memoria, assieme all’identità della cognata Mary Ann Small. Tutto tace per quanto riguarda la tutela e il restauro del luogo, ma i frammenti continuano a sussurrare la loro storia!
Purtroppo, anche per questi due soggetti, non è stato trovato alcun atto di morte presso l’archivio dello Stato Civile del Comune di Palermo. Comunque, non si può fare a meno di notare che Mary Ann Small morì il 18 Agosto 1854, quasi sicuramente di colera, che infierì in città per tutta quella tragica estate. Continua in pdf
Dai comunicati stampa del Comune di Palermo del mese di maggio emerge un’aria di cambiamento volta alla riqualificazione delle aree verdi della Città e al «rilancio» della borgata della Acquasanta. È stato approvato il progetto di recupero dell’ex Manifattura tabacchi in chiave culturale, mediante la realizzazione di spazi espositivi, auditorium e aree polifunzionali. Nulla da dire, ma dentro questa ventata di rinnovamento quale sarà il destino del Cimitero acattolico “degli Inglesi”? Tutto tace. Il comunicato stampa del 4 maggio 2021 tiene il sito in considerazione, ma diverse testate giornalistiche locali, pur menzionando l’originario Lazzaretto non lo citano come parte integrante dello stesso. Non ho ricevuto alcuna risposta alle mie richieste di poter accedere per ragioni di studio, né un riscontro alle segnalazioni di degrado e urgente tutela, ma mi auguro fortemente che non si perda l’opportunità di restituire al quartiere uno spazio verde, una realtà unica nel suo genere, testimone del dialogo tra culture differenti che coesistevano in uno dei più bei periodi che la Città abbia mai vissuto.