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L'Acquasanta e il fisco
Lista dei cognomi della borgata dell'Acquasanta
Lista cognomi acquasanta
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Aggiornati al 23 novembre 2022

Da aggiungere fino al 22 gennaio 2023

  1. ARCUNI

  2. ARCURI

  3. GIULIANO

  4. PALAZZOTTO

  5. POLIZZI

  6. PINSINO

  7. SABATINO

  8. VANGELO

  9. ZITO

I soprannomi nella Borgata Acquasanta, "i 'nciuri", intesi come o alias, perché paradossalmente spesso si conosceva l'epiteto ma non il cognome di un tizio o famiglia.

E qui, e qui, entriamo in un campo delicato, quello della cosiddetta Privacy, in pratica della Riservatezza, in teoria tanto tutelata, quanto violata. Comunque, evitando accuratamente i 'nciuri’ delle persone viventi, chiunque potrà fornire quelli di persone trapassate, valutandone accuratamente l'opportunità, onde evitare possibili suscettibilità da parte di parenti, eredi etc.; una iniziativa ingenua quanto divertente per un patrimonio culturale da non disperdere.

Io ne ricordo pochi, diversi del Vicolo natio, il Pipitone:

 

  1. U TRIPPUSU (da uno che aveva la faccia butterata dal vaiolo);

  2. ASPARINU u CURTU (Pipitone, Gaspare Tagliavia., quasi centenario nel 2017)

  3. Ron VICIENZU u CARAVIGGHIARU (un famoso ambulante col carretto che vendeva caro)

  4. A BRINNISINA (Pipitone, una gentile signora che vendeva sigarette americane, originaria di Brindisi)

  5. U BARCILLUNISI (Pipitone, Una famiglia originaria di Barcellona nel Messinese)

  6. U NAPULITANU (un operaio del cantiere navale di origine napoletana, che aveva sposata una dell'entourage Barretta)

  7. A BARRIETTA (la panellara del vicolo Pipitone, Maria Barretta,)

  8. I VITAZZI (da una famiglia dove abbondavano Vito, Vita etc.)

  9. I VIDDANI (una famiglia del Pipitone, oriniginaria della Favara, in provincia di Agrigento, lui era don Pippinu u scarparu; la moglie, per analogia, 'a scarpara’)

  10. COLA ABBAMPATU (Nicola Barretta, tipo folkloristico del Pipitone, fratello della panillara; sempre brillo, celebre venditore di babbaluci in bianco cu pitrusini e l'agghia, e cu sucu, davanti la taverna Traina). 'Nciuriu’ usurpato dall'originale Cola Abbampatu, esistito prima della Guerra.

  11. A MINNIRUORU (una signora matronale, forse balia in gioventù)

  12. CICCIU U MINATURI (di Piazza Acquasanta, da uno che soleva insistere per goduria, nei 'Paesi Bassi')

  13. MANUZZA (un gentile signore dell'Acquasanta, mancante di un braccio, utilissimo spicciafaccende al tempo dell'indimenticabile e cortese sig. Rosario Cucchiara, delegazione anagrafe dell'Acquasanta)

  14. MELINA a FURNARA (la signorina Melina D'Angelo, omonimo panificio di via S. Gulì, fino ai primi anni '70)

  15. I LO VUOI (Erano i Di Benedetto, bottega di Generi Alimentari, intesi Lo Voi, che erano esistiti realmente prima della guerra con la stessa bottega)

  16. DON LARÈ u TAVIRNARU (sig. Lorenzo Martorana, tavernaro del vicolo Pipitone, memorabile la sua generosità nel regalarci mezzo litro di moscato per San Martino).

  17. GNAZZINU u VARBIERI, (Ignazio Mineo, classe 1913, barbiere con atelier in via Simone Gulì. Per analogia, la moglie era " 'a varbiera", con sontuosa parruccheria accanto al Salone di 'Gnazzinu’. Memorabili i suoi voluttuosi calendari profumati e i miniconcerti di mandolino a tre, con Alfredo 'u Immurutu’ e altro).

  18. ALFREDO U IMMURUTU (Alfredo....con evidente menomazione, abitava sopra il panificio D'Angelo, indispensabile concertista con 'Gnazzinu u varbieri’)

  19. U BICIRITTISTA (Battista 'u bicirittista’), con studio di fronte il cimitero inglese. Aveva due figli fragili, uno era instancabile pubblico 'minatore'. I ragazzacci li sbeffeggiavano)

  20. RON CICCIU U LATTARU (Latteria, latte Barbera, di via S. Gulì)

  21. BATASSARU (sig. Baldassare Vetrano, opulenta merceria di via S. Gulì)

  22. TATIEDDU, fratello di Gnazzinu 'u varbieri. Sfarzoso negozietto di Alimentari di fronte ingresso Manifattura Tabacchi.

  23. RON TOTÒ U CARBUNARU (sig. Totò Alongi, carbonaro del vicolo Pipitone, ammanniva prodotti come carbuni 'i ligna, carbuni a pallini, ginisiu, assuoliu (gasolio), carbuni i pietra (coke) etc.., viveva nello stanzone assieme a cumuli di carbone e altro, ogni tanto spalava…; ragazzacci sempre in agguato.)

  24. VARTULICCHIU U GELATARU (Gelataio di via Gulì, angolo Piazza Acquasanta).

  25. SPARA MUCCA (Stefano Sciarabba)

L'ACQUASANTA e IL FISCO


Qualcuno potrebbe pensare che una volta non c'era il Fisco (opprimente, come lo conosciamo oggi), oppure che fosse solo per ricchi. Manco per idea: il Fisco ha sempre perseguitato i poveracci, mai i ricchi, anche se, prima dell'introduzione dell'IRPEF (1° Gennaio 1974), le aliquote fiscali per le imposte sul reddito di lavoro dipendente erano sostanzialmente due: un'aliquota base per tutti del 10% (in pratica una flat tax) + un'aliquota supplementare per la categoria impiegati e assimilati, pari all' 1,875%. Quindi, al massimo si pagavano le imposte con un'aliquota totale pari all' 11,875% ! Una sciocchezza, in confronto ad oggi. Da notare che in tempi in cui non esistevano computers etc, c'erano invece degli impiegati solerti che spulciavano la qualsiasi e nulla e nessuno sfuggiva all'imposizione fiscale.

Il documento allegato risale al 1914, allorquando l'Ufficio del Registro di Ustica, ordina ai Sigg. Palmisano Teresa, Anna, Gaetano, Salvatore, Giovanni, Paola, Maria, Rosina, Domenico fu Gaetano, domiciliati in Palermo via Acquasanta vicolo Pipitone N. 18, di pagare entro trenta giorni la somma di Lire 9 e centesimi dodici per: "Tassa, sopratassa, omessa denuncia, penale tardivo pagamento, diritti e penali di voltura sulla consolidazione dell'usufrutto sulla nuova proprietà verificatasi con la morte di Caezza Cristina addì 9-5-1913 ed in dipendenza della successione di Palmisano Gaetano morto in Palermo il 27 settembre 1888.
Ustica 6 Marzo 1914 Il Ricevitore LaFarina

Tutti quei Palmisano erano figli di Gaetano Palmisano (Ustica 1833-Palermo 1888) e Cristina Caezza (Ustica 1838-Palermo 1913), inclusa mia nonna paterna Paola. Poco importa se nel 1914 due dei summenzionati, Gaetano e Maria, erano già defunti. Chi c'è, c'è.Il burocrate richiede la somma di 9,12 Lire, pari a circa 34 neuri attuali per omessa denuncia di successione dopo la morte della bisnonna Cristina Caezza (1913) che a sua volta aveva ereditato i beni del marito, Gaetano Palmisano, morto nel 1888.

Non erano esosi, a quei tempi. Oggi, per omessa denuncia di successione, si pagano 200 neuri di sanzione, in solido (tutti gli eredi)...

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Un contratto di affitto durante la guerra
Contratto affitto in guerra
Contratto

Strani affitti nel 1942, in piena guerra....anche a quei tempi c'era l'Agenzia delle Entrate, eccome......
Il documento certifica che Salvatore Palmisano, fratello di mia nonna paterna Paola Palmisano, quale procuratore della cognata Rosina Bellante (nata nel cortile Bellante al Pipitone), vedova Palmisano, affittò almeno fin dagli anni '30 , una casa per uso abitazione sita nel vicolo Pipitone n° 20, secondo piano a Salvatore MIRAGLIA, probabilmente nonno di Salvatore Miraglia, mio compagno di scuola al Nautico, che da poco ha raggiunto il Gruppo. Si parla dell'affitto per il mese di settembre 1942 per lire 97 ! Il contratto era valido fino al 31 agosto 1943, ma non si arrivò a quella data, perché le bombe dei Miricani dei primi mesi del '43, danneggiarono gravemente quella casa e quelle sottostanti, dove abitavano i miei. Singolare questo affitto con tanto di denuncia e marche da bollo.....

Quando anche i saluti erano "fassisti" !!

Il 21 Dicembre 1939 (dal timbro datario), presso l'Ufficio del Registro - Atti Privati (ex Palazzo delle Finanze, Via Vittorio Emanuele) veniva registrato un contratto di locazione della casa sita in Vicolo Pipitone, 20 - secondo piano, che apparteneva agli eredi di Domenico Palmisano, fratello maggiore di mia nonna paterna, morto a Tripoli nel 1917 per fatti di guerra.

Se ne occupò Salvatore Palmisano (1873-1944), anch'egli fratello di mia nonna, quale procuratore della vedova di Domenico Palmisano, Rosa Bellante (nata nel cortile Bellante al Pipitone), residente a Genova. L'abitazione venne affittata a Salvatore Miraglia, nonno di Salvatore Miraglia, mio amico e compagno di scuola al Nautico.

La pigione, 1164 lire annue. Il contratto venne poi rinnovato fino alla fine del 1942 quando le case-Pipitone vennero messe a ko dalle bombe cadute vicine.

La denuncia si conclude con dei "SALUTI FASCISTI"...a firma Salvatore Palmisano.

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Una distilleria
Una distilleria
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Il primo telefono del Vicolo Pipitone, dall'Elenco Telefonico del 1956; era della Distilleria di Cavarzere (Veneto), che aveva acquisito la Fabbrica Chimica.

Nel vicolo Pipitone, in un giardino, c'era una grande vasca piena d'acqua, che veniva pompata alla Fabbrica che ne divorava enormi quantità . Indicati anche gli autobus e i filobus....

L'ACQUASANTA e ...IL CATASTO (1939)


E' risaputo che in ogni epoca il Catasto non è mai stato una istituzione benefica, bensì un sistema di accertamento della Proprietà (fabbricati e terreni) per esclusivi fini fiscali, per imporre tasse, insomma.

Si dice che il Catasto Italiano non è probatorio e cioè, non certifica la proprietà in sé, ma rileva la consistenza dei cespiti patrimonial-immobiliari in testa alla Ditta tal dei tali (persone fisiche e giuridiche), per i fini di cui sopra.

Impensabile oggi, comunque, vendere qualcosa senza le famigerate visure catastali storiche, anche se la vendita "a non domino" (senza essere proprietari del bene, oggetto comunque di usucapione stragiudiziale) è possibile (Cassazione, febbraio 2007), basta che il Notaro renda edotto l'acquirente dell'anomalia in essere e dei rischi afferenti e che questi accetti comunque.

L'ultimo Catasto degno di questo nome, risaliva al 1877. Dopo 60 anni si rese necessario procedere a una Riforma del Catasto, prevista da una legge "fassista" del 1939, con nuovi rilievi etc.

Fu sguinzagliata un'armata di ingegneri e geometri che batterono il territorio palmo a palmo. E L'Acquasanta? Pure. Il 6 Dicembre 1939, Anno XVIII E.F., il geometra Carapezza Giovanni venne a rilevare la consistenza dei tre immobili del vicolo Pipitone, allora intestati ai tre fratelli di mia nonna paterna e cioè: Giovanni, Salvatore e Domenico Palmisano, PT, 1° e 2° Piano. Ne fu compilata anche la planimetria.

Da notare che i fratelli di mia nonna, Paola Palmisano, avevano ereditato le case ex testamento della loro madre Cristina Caezza (+1913). Mia nonna Paola rimase a becco asciutto perché aveva incassato la somma di Lire Tremila, all'epoca del suo matrimonio, 1892, di cui abbiamo già parlato.
 

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Il catasto

Da tutta quella massa di dati fu impiantato il NCEU, Nuovo Catasto Edilizio Urbano, tuttora in vigore. Superfluo ricordare, che le mappe catastali, dalle quali vengono rilasciate degli estratti al modico prezzo di 1 euro, sono una sorta di minestrone, talvolta provvidenziale, storicamente parlando, perché, nel caso del vicolo Pipitone, tuttora viene rappresentata una situazione risalente proprio al 1939! senza le variazioni intervenute per cause di guerra o demolizione dell’intera fila di case, a destra. Si notano, altrove, variazioni spot. Allegate: le ricevute dell’accertamento delle tre proprietà, in data 9 Dicembre 1939 Anno XVIII.

Oggi, sposi!
Oggi sposi!

L’ACQUASANTA, DOTE & DONAZIONE, ovvero che aria tirava nel 1892, Analfabeti sì, sprovveduti no ! 

La mattina del 1° dicembre 1892, il nonno Pasqualino Marchese (1867-1941), marinaio, sbarcò dal piroscafo “Segesta” della NGI, si recò in Capitaneria (allora all’Antemurale o Molo Sud) per l’annotazione dello sbarco sul suo libretto di navigazione, pervenuto a noi totalmente integro!
Si precipitò quindi alla Sezione Anagrafica "Falde" per “l’acchianata ‘o Municipiu” e cioè per sposarsi civilmente con la 23enne Paola Palmisano da Ustica . Non esistendo il matrimonio Concordatario, il passo successivo fu quello di sposarsi in Chiesa, all’Acquasanta, qualche giorno dopo.

La madre della sposa, Cristina Caezza vedova Palmisano, da Ustica, era analfabeta ma per niente sprovveduta, tanto che, il giorno dopo il matrimonio civile, 2 dicembre 1892, tutti e tre, cioè lei stessa e i due novelli sposi, si recarono presso il Notaro Gioacchino Petta del fu Notar Demetrio, con studio in via del Parlamento n° 20, per stipulare un Atto di Donazione a favore della figlia Paola Palmisano, sposatasi il giorno prima. E così…”....La detta signora Cristina Caezza, nata in Ustica e domiciliata a Palermo via Acquasanta, Cortile Pipitone N° 70 (poi 42, infine 20) mercè il presente per quella donazione che dicesi irrevocabile tra i vivi dà e dona alla detta sua figlia Paola Palmisano che assistita ed autorizzata dal detto di lei marito Pasquale Marchese di Vincenzo, accetta la somma di Lire Tremila in tanti valori avente corso legale nel Regno e gliene rilascia quietanza. La donante dichiara che siffatta donazione si abbia a ritenere fatta in conto della legittima che alla medesima donataria potrà appartenere all’apertura della successione dei beni della donante. “
L’ineffabile bisnonna Cristina Caezza da Ustica, mantenne la suddetta promessa, perché l’ 8 maggio1913, il giorno prima di morire, fece testamento, lasciando case e terreni agli altri figli e precisando: “...alla figlia Paola, nulla lascio, per averla dotata di Lire Tremila all’epoca del suo matrimonio..”

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Da allora, forse, l’isola di Ustica, diventò antipatica per mia nonna Paola Palmisano, tanto che vi si recò solo una volta nel 1920 e mai più fino alla sua morte avvenuta nel 1938.

Quella dote di Lire Tremila del 1892, rivalutate ad oggi, sarebbero circa 13mila Euri, non male.

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L’ACQUASANTA – L’EPIDEMIA DI VAIOLO DEL 1911, BRUTTA ARIA AL PIPITONE

Nel 1911 a Palermo vi fu una grave epidemia di vaiolo. Una delle prime vittime fu Maria Palmisano (Palermo, vicolo Pipitone, 1883 – ivi 1911), morta il 2 Febbraio 1911 al n° 20 di vicolo Pipitone, 1° piano. Era la sorella minore di mia nonna paterna Paola Palmisano (1869-1938). Si tramanda che fosse una bella ragazza, nubile, brava sarta e ricamatrice.


In quel “camerino” dove era morta la giovane donna, decenni dopo ci abbiamo dormito prima Pasqualino e poi io.

 

Il 12 Novembre 1912, la madre della giovane (e di mia nonna), acquistò dal Comune, una “bella e pronta” sepoltura gentilizia ai Rotoli, nel viale della Chiesa.

Dal contratto di concessione, tra la bisnonna Cristina Caezza vedova Palmisano, da Ustica e il Comune, si rileva che il sindaco era allora il Commendatore Girolamo Di Martino, Senatore del Regno. La sepoltura di 4 mq, costò 800 lire, circa 3000 euro di oggi, ma era una.. 8 posti.

 

La bisnonna Cristina Caezza, vedova del bisnonno Gaetano Palmisano dal 1888, era analfabeta, ma sapeva districarsi bene nelle cose della vita, non la fermava nessuno. La fermò (“fregò”) solo, nientemeno che il Comm. Ignazio Florio Jr., ma di questo parleremo in appresso.

Acquistata, dunque, la nuova sepoltura gentilizia, si pose il problema di trasferirvi i “loved ones”, le persone care defunte che si trovavano nelle fosse perenni, e cioè:

Gaetano Palmisano (Ustica 1833-Palermo 1888), marito di Cristina Caezza (Ustica 1838-Palermo1913), bisnonni.
Gaetano Palmisano (Palermo 1865 - Livorno1900), marinaio, figlio della coppia, morto in un grave incidente a bordo del p.fo “Entella” della NGI, da cui la causa contro Ignazio Florio Jr.
Maria Palmisano (Palermo 1883-1911), figlia della coppia, morta di vaiolo e che perciò costituì qualche problema.

E’ rimasto un abbozzo di richiesta o supplica come si diceva allora, che fu inoltrata all’ Illustrissimo Sig. Direttore dell’Ufficio d’Igiene per trasferire le suddette salme. Se ne occuparono Salvatore Palmisano (Palermo 1873 – Villabate (sfollato) 1944) e Teresa Palmisano (Palermo 1885-Ustica 1970), fratello e sorella di mia nonna paterna, Paola Palmisano :

“ Salvatore e Teresa Palmisano pregano la V.S. (Vostra Signoria) a volere accordargli
la rimozione dei loro cari, che dalle fosse perenni, dovranno passare alla sepoltura gentilizia.
I cadaveri da rimuovere sono: Palmisano Gaetano morto a Genova (????) nel 189.. e trasportato a Palermo nel 189.. Cimitero dei Rotoli.

Palmisano Gaetano (padre) morto nel 189..
Palmisano Maria morta il 2 febbraio 1911 con vaiolo; in simile circostanza la famiglia si contenta pagare anche le spese di disinfezione purché si conceda la rimozione di quest’ultima.
Fiduciosa che non verrà negarle tale concessione, sentitamente restiamo a ringraziarla.
Salvatore e Teresa Palmisano” Lì 14 dicembre 1913"

Il trasferimento dei cari estinti andò a buon fine. La sepoltura gentilizia era stata “inaugurata” dalla stessa proprietaria, la bisnonna Cristina Caezza, morta il 9 maggio 1913.

Il giorno prima, sul letto di morte, (..”inferma di corpo ma sana di mente..” scrisse il notaro) aveva fatto testamento, fino all’ultimo non mollò.

La tomba si riempì poi rapidamente anche a causa della “cutuliata” dell’epidemia di influenza “Spagnola” del 1918-20.

 

Per la cronaca, la sepoltura fu ignobilmente espropriata dal Comune alla fine degli anni ‘80, però esternamente non è stata toccata e reca sempre la scritta “Sepoltura Gentilizia Cristina Caezza”, con sopra, le foto dei
nuovi ospiti….Amen.

L'incredibile motivo floreale sigillato da 107anni in una cassa metallica con lastra di vetro. C'è anche una foto sbiadita (forse Gaetano Palmisano +1900). Nonho potuto avvicinarmi di più per non" cutuliare" le dediche/foto dei nuovi ospiti e per non finire infilzato su quegli spuntoni della recinzione di ferro...

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L'abbozzo della richiesta trasferimenti salme.

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L'epidemia del 1911

L'ACQUASANTA e..il Servizio Militare. Quando il nonno la fece franca...Tiè !


Il nonno Pasqualino Marchese di Vincenzo e Ragna Maria (i genitori erano Milazzesi)i, nato a Palermo il 24 Aprile 1867, alla maggiore età (21 anni) fu iscritto nei Registri della Leva di Mare, allora 4 anni tondi tondi.

Da premettere che la Leva Obbligatoria, era stata introdotta subito dai Piemontesi già alla fine del 1861 in una Sicilia che, per antico privilegio, ne era stata esentata per Regio Rescritto.

La prima classe caduta sotto la mannaia della leva forzata, fu quella dei giovani nati nel 1840.

Il registro si trova all'Archivio di Stato-Gancia e si rileva che, una buona metà si dette alla fuga, "renitente", gli altri, chi riformato, chi passato alla Riserva, pochi gli infelici avviati alle armi.

Ciò detto, pare esistesse una sorta di Lotteria, si usava cioè, fare estrarre un numero, che decideva la sorte del malcapitato. Dal documento si evince che il nonno estrasse il numero 222 e inoltre, "per avere un fratello al militare servizio dello Stato", fu assegnato alla 3a Categoria con congedo illimitato e iscritto nella Riserva Navale.

Capitaneria di Porto, 4 Giugno 1888.

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L'Acquasanta e il servizio militare
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La zampogna in foto è una Zampogna a "paro" siciliana tipica della Sicilia orientale.

Nel palermitano veniva suonata la zampogna di Monreale molto più grande e con una canna del canto molto più lunga dell'altra.

Nel periodo di Natale gli zampognari di quel paese venivano a Palermo e, dietro un congruo compenso, suonavano la "novena" davanti le icone delle strade della vecchia Palermo o davanti i negozi dei mercati o nelle case davanti ai presepi.

Questa tradizione oggi continua anche se maniera ridotta e l'uso della zampogna a paro si è sparso anche nella Sicilia occidentale.

Carlo Basile

Le due "depressioni" simmetriche.

Nella Piazza Acquasanta, ai lati, vi sono due stradine depresse rispetto al piano della piazza stessa, in declivio verso il mare. Quella nella foto si trova a sinistra, guardando la chiesa. Intorno al 1956-57 c'era una bottega di generi alimentari e forse una merceria, oltre al portone di casa del prof. Cucchiara. A quel tempo, nel raggio di 500 metri dalla via Montalbo all'Acquasanta c'erano 7 botteghe di genere mangereccio ! Tatieddu, di fronte la Manifattura, vendeva solo pane ca murtatella 'e sicarrari...

La stradina in questione, ben ordinata (11.12.2019)

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Le due depressioni
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Un giorno di pioggia, 13 gennaio 2022. Traffico scarso, il bar chiuso per Covid, c'è paura in giro, anche gli amici si evitano....pussa via!.

Lavori alla facciata di casa Santomauro, tanti sfruttano il bonus 90-110%.

Il tabacchino che a suo tempo si allargò a sinistra laddove c'era il barbiere.

Per il resto, la Marina, completamente avulsa dalla Borgata.

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