La am-lira, cioè allied military lira, “lira militare alleata”.
L’am-lira è stata la valuta introdotta in Italia dagli angloamericani nel luglio 1943, dopo lo sbarco in Sicilia.
Inizialmente era stampata dalle tipografie del Bureau of Engraving and Printing (la zecca americana), anche se sulle banconote fu impressa la scritta issued in Italy (“stampato in Italia”).
Furono emessi tagli da 1,2,5 e 10 lire (di forma quadrata) e tagli da 50, 100, 500 e 1.000 lire (rettangolari, come i dollari).
Cento am-lire corrispondevano a un dollaro statunitense. Si calcola che ne furono stampate 143 miliardi.
Dal 1947 la Banca d’Italia assunse il controllo di queste banconote, emettendo altre am-lire e iniziandone la sostituzione con i biglietti propri. L’am-lira, che contribuì all’inflazione che colpì l’Italia alla fine della Seconda Guerra Mondiale, restò in corso fino al 30 giugno 1950.
Palermo Banca d'Italia, in via Cavour: le casse delle am-lire appena arrivate, la unica moneta ammessa in circolazione dopo lo sbarco.
Gabriele Antonino Miosi
Un bagherese (Baariota) all'Acquasanta
Confessioni di un "acquasantino" acquisito.
Non sono nato in questa borgata; io, i miei genitori, tutti i miei nonni e forse anche i bisnonni, siamo nati a Bagheria, di fronte la borgata, al di là del mare all'altro lembo del Golfo di Palermo, all'altro capo della Conca d'oro.
Ho vissuto a Bagheria i miei primi trent'anni, poi mi sono trasferito a Palermo da queste parti in un confortevole appartartamento dentro uno dei tanti palazzi della zona e ora mi ritrovo legato sentimentalmente a tutte e due i luoghi, cercando per entrambi di recuperare, in qualche modo, la dimensione di comunità di persone che spesso sento perduta in una sorta di "museo dello sconforto".
La prima volta che ho sentito parlare dell'Acquasanta fu per bocca di mio padre. Una storia che ho ascoltato da piccolo e che mi ha poi raccontato diverse volte, chiedendomi, come fanno spesso i vecchi, se non me ne avesse già parlato. Io rispondevo di no, per non dispiacerlo e per il gusto di risentirla ancora quella "favola" bella, ogni volta arricchita di un nuovo particolare.
Era appena finita la guerra, Palermo era stata pesantemente bombardata da tutti: inglesi, americani e tedeschi. C'erano macerie dappertutto, sopra tutto nella zona vicino al porto. Era necessario sgomberare le macerie delle case, delle fabbriche dei magazzini distrutti. Bisognava ricostruire, ripartire. S'era sparsa la voce anche a Bagheria, si soffriva la fame, c'era bisogno di operai, si offriva lavoro. Per un giovane di vent'anni come lui fu facile così trovarlo. In quel periodo tutte le mattine si "imbucava" in un treno merci preso a volo alla stazione del paese e raggiungeva poi in qualche maniera l'Acquasanta dove aveva trovato lavoro a rimuovere le macerie dei magazzini bombardati. Nonostante ci fosse un estremo bisogno e tutti a casa aspettassero i soldi della paga, ebbe un intuito e si avventurò in un'impresa, smettendo i panni di operaio per acquisire quelli da commerciante.
Rischiò e con la prima "simanata" riscossa comprò delle matasse di lana dal proprietario di un magazzino semidiroccato. Era di inverno oltre la fame c'era anche freddo cane e la lana che serviva per fare caldi maglioni, la rivendette facilmente ad una merceria di Bagheria recuperando i soldi della "simanata" e guadagnandoci qualcosa. L'esperimento era riuscito e bisognava ripeterlo. Lo fece diverse volte, avendo cura di non svelare mai il suo segreto, stava accumulando un discreto capitale, aveva cominciato a sognare come la ragazzina della favola, quella che con la ricotta in testa si reca al mercato per venderla. Non fu l'inchino come quello della ragazza che fece cadere la ricotta per terra, a far svanire il sogno, ma un giorno con suo grande dispiacere, senza sapere il motivo trovò il magazzino dove si riforniva svuotato.
Aveva sognato, come spesso fanno i giovani, di colpo dovette ritornare alla cruda realtà. Chissà, se quel commercio gli fosse riuscito appieno, avrebbe potuto fare una vita diversa. Magari sarebbe potuto diventare invece di un onesto sconosciuto lavoratore un ricco e famoso imprenditore. Forse però non avrebbe incontrato mia madre, io potrei essere un altro, non avrei potuto scrivere questo post, o, forse l'avrei scritto un po' meglio. Chissà....