Villa Belmonte
Villa Belmonte
La Villa Belmonte, ubicata nella borgata dell’Acquasanta fu commissionata da Giuseppe Emanuele Ventimiglia (1766 – 1814) Principe di Belmonte e progettata da Giuseppe Venanzio Marvuglia con la collaborazione del figlio Alessandro e del frate cappuccino Felice (Giovanni Battista La Licata).
La opera divenne elemento obbligato di artisti e fotografi con i tempietti che lo integravano.
Con la morte di Ventimiglia nel 1814 la Villa decadde con confiscazioni e abbandono.
Nel 1844 il complesso funzionò come ‘Belmonte Hotel’, effimero passaggio di pochi anni, poiché la terra che da al mare fu ceduta a privati. Il sentiero poi, interrotto dalla parte superiore con il tempietto neogotico e la collinetta con il tempietto pompeiano, oltre la costruzione di un collegio femminile nella parte centrale alterarono l’antica fisionomia del terreno.
La superficie originale che occupava la Villa era di forma rettangolare che degradava dai 100 metri fino alla entrata di 17 e poi a strapiombo sul mare, Nord-Sud, e cioè dal tempietto neogotico al falso rudere della poi Villa Igiea. Poi con la costruzione della Via Pietro Bonanno, la tenuta fu tagliata al mezzo alla quota di 54 metri.
Nel parco, oggi, tuttavia si rileva una gran varietà di piante, 86 in totale.
Il tempietto ideato da Venanzio Marvuglia insieme al figlio Alessandro Emanuele, architetto anche lui, a pianta circolare racchiuso da dodici colonne corinzie, decorato in stile pompeiano.
Sulla scogliera, invece, per volontà dello stesso principe di Belmonte, venne edificato un falso rudere di tempietto classico, poi parte di Villa Igiea, idea che rafforza il legame con un passato carico di cultura e tradizione, nel segno di una rovina che è da riedificare come memento, e come del resto era già accaduto proprio nelle decorazioni a parete della Palazzina Cinese del Marvuglia, dove nel salone da ballo le immagini dipinte a parete sono avvolte da muffe, crepe e macchie artificialmente riprodotte, opera del Velasco.
Da ragazzo, solo soletto per ripide scorciatoie sempre mi recavo presso questo tempietto.
Lo studio della mitologia grega romana aveva fatto effetto..., mi sentivo fra dei e pastori, in un piccolo olimpo!
Il Castello Utveggio
Il Castello nasce come grande albergo esclusivo, da un idea dal costruttore Cavaliere Michele Utveggio. Il Grand Hotel Utveggio fu inaugurato nel 1934, ma non ebbe una grande fortuna nonostante l’innovatività di una struttura ricettiva completa, dotata perfino di un sistema autonomo per l’approvvigionamento idrico.
Nel 1927 il Cavaliere acquistò dal Comune di Palermo le aree necessarie ed il progetto di Giovan Battista Santangelo, professore della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo, ed i lavori di costruzione iniziarono nel 1928.
La costruzione venne interamente finanziata da privati, così come la strada di collegamento alla viabilità esistente.
L’intera struttura, l’edificio principale, la strada di accesso con il ponte, l’arredo esterno, i grandi serbatoi di acqua potabile, l’impianto di sollevamento, i magazzini e l’arredo esterno, fu realizzata in soli 5 anni dall’impresa “Utveggio e Collura”, che a Palermo aveva già realizzato importanti opere di edilizia pubblica e privata, come Il Cine-teatro Utveggio di Piazza Massimo, lo Stadio della Favorita, etc...
Il Grand Hotel non ebbe alcuna fortuna, se non per pochissime stagioni. Già negli anni precedenti al secondo conflitto mondiale, la struttura cadde in declino e la situazione precipitò con la guerra: l’area del Primo Pizzo diventò sede della contraerea fascista prima, di quella tedesca poi, ed infine di quella americana.
Il Castello, rimasto in stato di totale abbandono, divenne oggetto di saccheggio ed atti vandalici.
La Regione Siciliana, divenuta proprietaria per esproprio del complesso, ha avviato nel 1984 il recupero dell’edificio provvedendo a ripristinare gli arredi interni ed esterni, dotando la struttura delle più avanzate tecnologie informatiche e di comunicazione, e destinandolo ad una Scuola di Eccellenza, di alta formazione manageriale e di ricerca socio-economica: il CERISDI, Centro Ricerche e Studi Direzionali.
Villa Lanterna
Nel 1774 il monastero di S. Martino delle Scale cedeva la chiesa della Madonna dell’Acquasanta con i terreni circostanti al barone Mariano Lanterna, parente di frà Bernardo Lanterna, il quale vi edificava in prossimità del mare una casina di villeggiatura.