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Principe Ludwig Salvator Von Habsburg: "USTICA", 1898

Ludwig Salvator Von Habsburg ovvero Ludovico Salvatore d'Asburgo-Lorena, Arciduca di Toscana. (Firenze 1847-Praga 1915)
L'isola deve tanto a questo aristocratico personaggio che alla comoda e noiosa vita di corte, preferì quella da giramondo.

Era un Asburgo, ma amò infinitamente l'Italia, che dovette lasciare dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria, maggio 1915 e morendo appena qualche mese dopo.

Visitò tutto il Mediterraneo, descrivendo minuziosamente tutto quello che vide e ricadde sotto la sua non comune attenzione.

Fu anche a Ustica per qualche mese, nel 1898. Per descriverla, si avvalse delle conoscenze, notizie e informazioni dei locali. Ne scaturì un'opera unica, intitolata: "Ustica" pubblicata a Praga nello stesso 1898. Alla fine del suo lavoro, ringraziò i "locali" che lo avevano aiutato, e cioè: Il reverendo Parroco Don Gaetano Bertucci, (abitava nella casetta rossa all'inizio della strada di Tramontana, ancora intatta); il sindaco Nicolò Longo (il sindaco più longevo, eletto più volte in un arco di ben 40 anni); il segretario comunale Gustavo Lopez de Onate; gli insegnanti comunali Ercole Favaloro e Gerlando Meli; il Regio Delegato di Porto Modestino Battifora de Silva (1856-1936, la sua tomba è andata distrutta per fare "spazio" nel cimitero di Ustica); Giuseppe Favaloro, agente della Navigazione Generale Italiana ( a quel tempo i collegamenti erano assicurati dal p.fo "Gorgona", poi dal 1905 dal p.fo "Ustica"); l'ex tenente Agostino Calderaro e sua moglie Agnese Michaliz; infine, il bruno giovanetto usticese, Carmelo Amato, un quindicenne che lo accompagnò in tutte le sue escursioni; un grazie anche per la sorella Maria Amato "...che mi ha offerto l'immagine di come possa esserci sulla terra Felicità., buon cuore, frugalità, un saluto che viene dal cuore ed il sincero plauso. Felici voi, che nati in Ustica, abitate in Ustica".

 

Il libro "Ustica" fu ristampato nel 1989, a cura di Padre Carmelo, tradotto dal tedesco da un confrate cappuccino. Il libro è arci-interessante, corredato dai disegni del Principe. Uno dei tanti, descrive gli attrezzi agricoli indispensabili per ogni contadino: 'a zappudda, 'u zappunieddu, 'u zappuni e 'u marrabbieddu. Possiedo una lama di zappuni, con le due punte, adatta per terreni "difficili" come quelli di Ustica.

Gaetano Marchese

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I ´maruna' di Ustica

I "maruna"...oggi, mattonelle, piastrelle e simili amenità. C'è stato un tempo in cui anche i "maruna" rimarcavano le differenze di classe, come oggi d'altronde. Le case di pescatori, contadini e altri popolani, avevano il pavimento fatto di maruna di semplice argilla cotta rosso-gialla, erano soggetti a 'smanciarisi', specie negli ingressi alle abitazioni. Notabili e maggiorenti si potevano permettere il lusso di ricorrere al prodotto di veri maestri maiolicari o ceramisti. I maruna di più squisita fattura ed elaborazione, venivano da Napoli (fine '700- primi '800), cui si aggiunsero, nella 2^ metà dell' Ottocento, quelli provenienti da S. Stefano di Camastra che con i suoi prodotti inondò letteralmente la Sicilia ed altre regioni. Il merito fu di alcuni maestri ceramisti calatini (di Caltagirone) che si trasferirono agli inizi del secolo XIX a S. Stefano, famiglie come gli Armao, Gerbino e Azzolina. In Internet c'è tutta la storia di questi prodotti ...da forno delle suddette famiglie. Avevo sempre notato che dietro i maruna, i produttori mettevano il loro timbro a caldo e così si rileva che quelli più comuni, a quadrati quasi chiusi ai lati da bastoncelli, venivano collocati sulle pareti in prossimità di antichi piani di cottura, raramente come pavimentazione. A Palermo, addirittura, vecchie case hanno ancora oggi qualche parete esterna esposta a Tramontana, ricoperta da migliaia di questi manufatti a mo' di impermeabilizzazione!. Sul retro si legge: "Gerbino S.re - Azzolina". Avevo sempre interpretato "Gerbino Salvatore " - Azzolina (Località). Invece sul Web, chiarisce che significa "Gerbino Successore Azzolina"...Santo Stefano. Dalle misure in palmi si passò alla misura decimale 20x20cm e spessore 2cm, infine al formato ridotto 19x19cm e spessore 1,7cm. I maruna più pregiati sui quali hanno camminato Governatori, Notai, Sindaci etc, venivano da Napoli, prodotti dalla ditta "Mariano Guida - Napoli". Clamoroso!: questa ditta, che risale al '700, produce ancora oggi mattonelle di qualità! A S. Stefano di Camastra, invece, il settore entrò in crisi nel primo dopoguerra, con l'invasione delle "piastrelle" nordiche.

Immagini:

Maruni comune

Retro, col timbro Gerbino S.re Sebastiano Azzolina

Maruni di lusso, il motivo è in leggero rilievo, una meraviglia, trovato nel 1979 in una sorta di discarica di Ustica. Dal timbro, si evince "Mariano Guida - Napoli".

Maruni comune, sbrecciato dalla salsedine e dagli eventi meteorici, trovato nel 1981 sugli scogli sotto il muraglione di contenimento del terrapieno del Faro di Punta Cavazzi. Misura 19x19cm., i lati leggermente inclinati, forse per 'affunciari' meglio nell'impasto?

Il timbro: "Mariano Guida- Napoli", segno che sfornavano anche prodotti popolari.

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La CALETTA....e basta!

Premesso che gli antichi toponimi dell'isola sono retaggio del periodo in cui, tutto il '700, i pescatori corallai trapanesi frequentarono incessantemente le acque di Ustica per razziare il prezioso corallo...infatti...non ce n'è più...

Ormai da tempo è invalso l'uso di rinominare talune località con nomi di ispirazione politica, fantastica, o peggio individuale.

E così, "'u Fussazzu" è diventato "piscina" o "piscina naturale"...

Una località con amena veduta alla Falconiere, ha assunto connotati politici.

La spiaggetta "Praja longa" o "Spiaggia di Burgarello" allo Spalmatore ha subito immotivato oltraggio.

la Fortezza Borbonica sulla Falconiera è diventata "Castello Saraceno".

Il monte Guardia dei Turchi è diventato "Monte Costa del Fallo".

Una grotta, tra Caletta e Praja Longa, fu ribattezzata Grotta Pollono (ma se lo meriterebbe!), ectc...

Il caso più animato è quello della CALETTA, pure allo Spalmatore, preziosa insenatura naturale, da sempre frequentata specie da chi ci porta i propri bambini, proprio per i suoi fondali bassi e sicuri.

Negli anni '70-'80 la Caletta era intesa anche "acquario" e questo poteva essere plausibile, visto che c'era un vero acquario sperimentale, interessante e funzionante. Visitato nell'estate del 1981, l'ambiente era mantenuto a una temperatura costante di circa 12 - 15°C, imitando quella del mare alle medie profondità per maggiore comfort dei pesci e altre specie. Il fabbricato dell'acquario è a dir poco discutibile, oggi definibile come 'ecomostro' che ancora non si è riusciti ad eliminare. Si tentò pure di identificare la Caletta con nomi personali etc..; per fortuna, abolito l'acquario e le 'superfetazioni' di carattere soggettivo, l'insenatura si è riappropriata , ormai da molto tempo, del suo originario e unico nome: CALETTA.....tout court...

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