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Qualcuno sta meritando un riconoscimento

Sebbene tutti gli usticesi o chi ha adottato Ustica come la terra ispiratrice per realizzare opere a reale beneficio della comunità, sono meritevoli di alti elogi, alcuni hanno avuti il privilegio politico, economico o spirituale di costruire le basi e guidare il destino dell'Isola. 

A questi uomini o donne, non presenti tuttavia nella odonomastica di Ustica, dovremmo riconoscere il giusto merito nel tempo.

Vorremmo conoscere la tua opinione o proposte
A chi dareste la preferenza?
Che tipo di dedica fareste a queste persone?
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Padre Carmelo Gaetano Seminara
Padre Carmelo

Carmelo Gaetano Seminara, al secolo Padre Carmelo da Gangi, non nacque ad Ustica ma ci visse per quasi tutta la sua vita e si considerava usticese a tutti gli effetti.

 

Il compianto Parroco fu un usticese acquisito e ha meritato la cittadinanza onoraria: sposò la causa pastorale dell’isola con lo stile plurisecolare di vita francescana, semplice ed austera, vicina alla gente, cresciuta in una quotidianità’ fraterna ed orante.

 

Fu un grande non solo come Sacerdote ma anche come studioso della storia della nostra isola, della sua natura archeologica e soprattutto come pastore di anime, per bontà, fermezza, insegnamento e carità.

Quando Padre Carmelo incontrava Uccio Picone-Gatto, in seguito trasferitosi a Ragusa, gli metteva la mano sulla spalla, gli usciva spontaneo un sorriso di soddisfazione e diceva con orgoglio:” Questo è stato il mio primo Battesimo ad Ustica”.

Padre Carmelo a volte appariva austero e conservativo ma era una persona aperta anche a novità e innovazioni. Un giorno gli chiedemmo se potevamo usare la macchina ciclostile della Parrocchia (unica nell’isola) per scrivere i nostri articoli sul giornaletto bisettimanale sul calcio locale ed altro. Non solo disse:” no problem”, ma mise a disposizione una delle stanze adibite a “riunioni “, adiacenti la chiesa, che divenne la nostra piccola” redazione “. Ogni tanto veniva a visitarci, un giorno disse:” voglio comprare il giornalino, ma non so se ho abbastanza soldi, quanto costa?”.

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I tempi erano molto duri, c’era tanta povertà, in molte case mancava il cibo necessario per sfamarsi ma Padre Carmelo e, il suo braccio destro di tanti anni, Padre Marcello, si toglievano dalla bocca parte della loro razione giornaliera e andavano in giro per il paese fermandosi nelle case più povere con una cesta piena di cibo fresco ed in scatola e uova fresche, regalato da Società Caritatevoli, per distribuirlo.

Quasi tutti gli usticesi acquisiti non solo vogliono vivere nella nostra isola vita natural durante ma vogliono anche essere seppelliti!! Padre Carmelo ci fu seppellito per volontà popolare.

In un pomeriggio di estate la montagna dal lato est del semaforo prese fuoco, ma nessuno incredibilmente se ne preoccupava, forse, perché il paese era sprofondato nella siesta pomeridiana della “cuntrura”’ o chissà per quale altro motivo. Allora Padre Carmelo si adirò, si mise a suonare le campane a martello fino a quando si raggrupparono abbastanza persone per mettere su una resistenza all’avanzata del fuoco che stava raggiungendo la zona del “Cafausu” e minacciava il paese. Fortunatamente i venti cambiarono e con l’aiuto di quasi tutti gli adulti del paese il giorno dopo le fiamme furono completamente domate.

Agli inizi della televisione la Chiesa di Ustica era dotata di un mastodontico televisore a 25 pollici, a quei tempi considerato come una TV a schermo gigante, che intratteneva, nella sala del Teatrino sempre stracolma, gli usticesi fino al telegiornale della notte del’unico canale TV nazionale. Padre Carmelo era seduto sempre davanti al televisore e se veniva proiettato un film al momento del fatidico” bacio” si alzava come una molla e momentaneamente lo spegneva, faceva un risolino e diceva:” la luce è cara, bisogna risparmiare “…. C’era sempre qualcuno spiritoso che dalle retrovie obiettava:” Padre Carme’: 1 a 0!”

L’affabilità’ del Parroco a volte era rappresentata da contrasti quando veniva il momento, sia in chiesa che altrove, di comunicare ed insegnare. Memorabili i suoi periodici sermoni accorati ed emozionali quando il soggetto era il vestire succinto in Chiesa o le prediche per la difesa della Democrazia nei periodi elettorali o l’educazione Cristiana da insegnare ai figli, possibilmente a tavola quando la famiglia era riunita.

Indimenticabile l’esplosione durante una Festa di San Bartolo perché si dedicava troppo tempo ai “piccoli festini pagani” e molto meno al lato Religioso della Ricorrenza.

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Padre Carmelo era un educatore, con carisma, e sapeva come farlo. I suoi studi di teologia non furono un traguardo per diventare Sacerdote ma una base di partenza. Era un dotto, un autodidatta. Un divoratore di libri. Un giorno disse che gli sarebbe piaciuto imparare nuove lingue perché il latino era una lingua un po’ “vecchia”, aggiunse sorridendo.

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Scrisse un libro sulla Storia di Ustica, libretti e opuscoli e fu il pioniere delle scoperte dei siti archeologici della nostra isola. Quando si andava in gruppi per una” spedizione” archeologica era eccitato come un ragazzino. Fervente Credente anche dell’Infallibilità’ della Chiesa. Una volta gli dissi che avevo letto un libro di antropologia dove veniva asserito che l’uomo milioni di anni addietro camminava a 4 zampe e probabilmente proveniva dalla scimmia. Mi guardò e si fece serio, senza commentare. Quella era la Sua grande risposta.

Il suo Papa preferito era Giovanni XXIII, “Il buono “. Gli piaceva la musica in generale, gli piaceva lo sport, anche il calcio, (indimenticabili le sfide fra le squadre locali di calcio della” Marina” e” Azione Cattolica”, con il Parroco presente, nel vecchio Campo del Mulino a Vento) era simpatizzante di una grande squadra ma quando gli chiedevano di quale, rispondeva sorridendo:” ma…è chiaro, la Nazionale “.

Caro Padre Carmelo siamo sicuri che Lei da Lassù, insieme ad altri illustri usticesi, seguiterà a fare il suo lavoro continuando a” suonare le nostre campane “. Ustica, specie in questo momento, ha bisogno delle Sue Preghiere e siamo certi che non verranno meno … e noi abbiamo solo una semplice parola:” Grazie”.


Agostino Caserta

 Sinceramente a Padre Carmelo sarebbe bello dedicare qualcosa che sarebbe nella bocca di tutti quasi tutti i giorni come, ad esempio, una delle due banchine che ancora non hanno un nome, hanno il solo nome delle ditte costruenti. Solo una idea.... per un grande usticese del secolo scorso.

Commenti:

L'incendio vicino 'o Cafausu' risale al 31 agosto 1977. Io e Giovanni Basile (poi Direttore di Macchina Siremar, che proprio lì costruì la casa), partecipammo allo spegnimento dell'incendio, scoprendo che un ramo di frasche fa miracoli...; Fummo tra i primi ad accorrere mentre le campane della Chiesa suonavano incessantemente.. Gaetano Marchese

Ercole Gargano
Ercole Gargano

Il Commendatore Ercole Gargano era originario di Palermo ma sin da tre generazioni la sua famiglia aveva acquisito rapporti ed affinità usticesi. AD Ustica per la sua statura era soprannominato " Scaluneddu " ma fu un gigante di abilità, innato spirito organizzativo, comunicatore, abilità imprenditoriale e gentilità creativa; tutte qualità che forti di un adeguato sostegno politico, gli permisero di gettare le solide basi per catapultare alla grande il turismo isolano a partire dalla seconda parte anni ‘50.

Da un camerone, alle balze della Falconiera, che fu cucina economica per pasti pagati dallo stato per i confinati ci ricavò, nel 1957, con la talentuosa collaborazione dell'Ing. Aldo Borzì' un gioiello ineguagliato : Il " Cottage Hotel " una struttura ricettiva, che fu il primo albergo dell'isola, inserita in un bellissimo contesto naturalistico-museale, ricco di testimonianze civili, storiche, contadine e marinare, di Ustica, forse unica al mondo, che il nuovo proprietario ha conservato con zelo in gran parte.

Dall’iniziativa di Gargano, Grani e di Lucio Messina, giovane funzionario dell’EPT di Palermo, il 17 Agosto 1959 vide la luce la Prima Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee. Nell’estate dello stesso anno 1959, fu inaugurato il “Grotta Azzurra Hotel”, costruito non senza difficoltà in un altro contesto naturale d’eccezione. Richiese mesi di “spietramento” con le mine durante l’inverno 1958-59, per realizzare le fondamenta dei padiglioni che lo compongono. Anni di turismo rampante, dall’impronta internazionale (tedeschi, americani, inglesi, francesi etc..), che testimoniò la presenza delle più grandi personalità nazionali ed internazionali del mondo dello spettacolo, cultura, arte, scienza, politica, e, naturalmente del mondo della Subacquea. Duole dirlo ma il Grotta Azzurra al momento è inattivo.

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Gargano costruì negli anni '30 anche la Villa omonima sulla strada della Rotonda, che durante la guerra fu occupata dai tedeschi e dotata di una batteria mitra, come punto di controllo del Porto. Villa che è un gioiello di architettonica e che si affaccia sul porticciolo. Costruzione originalissima, con le sembianze di una Nave con tanto di Ponte di Comando, giardini fioriti, con una scimmietta che intratteneva i passanti dal terrazzo d'ingresso, e accesso con scalinate tortuose alla odierna banchina sottostante che fino a metà anni '60, quando era solo un piccolo troncone di alcuni metri, era chiamata appunto Banchina Gargano.

Gargano è anche l'autore del Faraglione (1958), Ristorante e dancing, struttura anche questa costruita sulla roccia, che per due decadi fu il clou della vita notturna usticese, centro delle manifestazioni della Rassegna Internazionale di Pesca, di serate di gala, di Riunioni, Convegni, concorsi Miss Ustica, Miss del Mare etc.…Oggi, ristrutturato in parte, gestito con successo da un pronipote, è sempre attivo.

E fu il creatore della genialata del " Pagliaro " la rustica casetta nella zona Grotta Verde accanto al Ponte degli innamorati, raggiungibile solo via mare! Le sue Strutture diedero lavoro a molti usicesi che venivano trattati come una famiglia, e a fine stagione turistica, alcuni rimanevano ad occuparsi dei due alberghi per manutenzione e migliorie. Un gruppo (Franco Rando., Vito Natale, Pietro Pietrossi ed altri) inoltre, si trasferiva a Palermo, per continuare a collaborare con Gargano, che gestiva anche un’attività di forniture di mobilia e di vestiario.

E Il Commendatore stava attento ai dettagli, nelle stanze dell'Hotel nei mobili c'era una scritta epica: " Risparmiamo, l'Acqua qui e' come l'Oro " e il turisti si immedesimavano…al Cottage Hotel un targa su ceramica recita " Ustica medicina animi ". una volta mi disse " tante piccolezze fanno le grandezze ".

Organizzava feste extra nelle case di campagna di Nino Rando e altri amici con giochi, gite con gli asinelli di solito per fare il giro dell'isola, gite in barca con stop al Pagliaro, dancing nella grotta delle Sirene che era comunicante con la Grotta Azzurra e l'Hotel omonimo.

Faceva di tutto per intrattenere i turisti che ritornavano in massa. riempivano le strutture, specie con nord-europei anche in maggio e ottobre, e portavano amici anche importanti. Negli anni '60 in Italia si ebbe il boom economico e ad Ustica ci fu il boom del turismo quasi subito, con grandissimo merito degli usticesi che si tuffarono nella nuova avventura con slancio, e soprattutto di Ercole Gargano che puo' essere nominato il padre del Turismo, per l'isola fece grandi cose, e la mise nella mappa delle mete preferite del Turismo Nazionale ed Internazionale, e per questo motivo non rimane che ricordarlo con un grande GRAZIE!

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Aprire pure in  'Full Screen'

Data inizio attività del Cottage Hotel: svelato l’enigma.
Il 26 Agosto 1956, sul giornale L’ORA, apparve un articolo a firma del giornalista Giulio Roberti, dal titolo pretenzioso: “Ustica può diventare la Capri della Sicilia”. Ma in fondo aveva ragione. Per tutta l’estate 1956 non ci fu nessun articolo che menzionasse espressamente il Cottage Hotel, semplicemente perché ancora non esisteva.
Nella foto che correda il suddetto articolo, si vede chiaramente ‘u cammaruni che poi sarebbe diventato albergo. Si nota qualche finestra e un grande ingresso centrale. E’ la prova che ci occorreva, che in quel '56 non c'era ancora nulla.
Quando abbiamo formulato l’ipotesi 1956 o 1957 rivolgendoci a chiunque potesse rassicurarci sull’inizio attività del Cottage, non si è fatto avanti nessuno. Eppure di vispi ottantenni ce ne sono ancora molti…!

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26 Agosto 1956

Il 7 agosto scorso, allora, ho chiesto a un diretto testimone dell’avvenimento in questione: mio cugino Franco Rando (1939). Così, in sintesi, si espresse:

“I lavori al cammaruni ex cucina economica coatti, cominciarono nell’ottobre 1956 e durarono 8 mesi. Il 15 giugno 1957, un sabato, stavamo ancora corredando le stanze, sistemando armadi e suppellettili vari. Si presentarono due turisti tedeschi, uno si chiamava Mazzone, che chiesero di essere ospitati.

Il commendatore Ercole Gargano non si lasciò sfuggire l’occasione di iniziare l’attività del nuovissimo Cottage Hotel, anche se in sordina, ma andò proprio così.

” La reception, un angoletto entrando a sinistra aveva un piccolo desk dove faceva bella mostra il libro del principe Ludwig Salvador von Habsburg “Ustica” del 1898, scritto in tedesco ovviamente. Il primo ‘segretario’ del Cottage fu tale Placido Balistreri, un mio zio materno, invece nel 1958 fu Pasqualino

Aggiunse Franco Rando che alla costruzione del Grotta Azzurra Hotel, parteciparono ben 50 persone e quando aprì nel giugno 1959, offriva solo alloggio,... per i pasti, i turisti si recavano, tramite un sentiero-scorciatoia, fino al Cottage Hotel, dove potevano assaporare una cucina semplice, gustosa, si direbbe oggi mediterranea, con gli immancabili spaghetti alla San Ferlicchio (salsa e capperi), pesce fresco, strepitose fritture di calamari etc.

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Anna Notarbartolo
Anna Notarbartalo

Chiamata la 'sindachessa battagliera' svolgeva il suo lavoro con 2 dei 3 impiegati comunali: Agostino Calderaro e Armando Caserta, l'altro era Franco Campolo.

'A Barunissa', come comunemente si diceva, era una donna incredibile, intrattenitrice e positiva, era avanti dei suoi tempi non solo nel modo di pensare ma anche nella “fashion”, amava apparire giovanile usando occhiali da sole alla moda che a quei tempi erano considerati un po’ ose’, fu la prima vista indossare pantaloni, la prima a fumare il sigaro in segno di Vittoria ( elettorale ), giocare a Poker nelle festivita', e fu la prima donna ad Ustica ad indossare bijotteria, portare scarpette da tennis e cappellini da baseball che divennero parte dell’abbigliamento causal 25 anni dopo. Proprietaria terriera, donava quasi tutto il raccolto al mezzadro e a chi ne aveva bisogno.

La sua tomba e' nel cimitero di Ustica insieme al marito ed al figlio Andrea, pilota dell'Aeronatica, caduto durante una incursione nella seconda Guerra Mondiale.

Fu Sindaco dl 1951 al 1959, dopo tante battaglie e rocambolesche visite a Roma, mise fine al Confino e lancio' insieme ad Ercole Gargano il Turismo, fece installare il primo telefono pubblico al Bar Centrale, fece costruire i Bacini Montani ( cisternoni ), Le prime Case Popolari quelle della Falconiera, Il Gorgo di S.Bartolicchio, l'attuale Scuola Elementare, la strada della Rotonda, lotto' e fece costruire la Motonave " Nuova Ustica ", instauro' l'Asilo Infantile, tante altre Opere minori e costrui' la Banchina Sailem che fu ultimata dopo di lei.

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Anna Notarbartolo, Baronessa di Sciara, sposata con Antonino Favaloro, che era un Funzionario alla Corte dei Conti di Palermo, fu Sindaco di Ustica nel dopoguerra per 2 mandati consecutivi. Il marito era usticese, lei era cresciuta nell’isola e si considerava usticese

adottiva.

La Baronessa era una donna intraprendente, energica e grande comunicatrice. Erano i tempi quando le richieste scritte alle Autorita’ Regionali, tramite delibere comunali ecc… spesso non erano sufficienti a dimostrare, i bisogni e le nessita' dell’ Isola e l'urgenza di aiuti. Allora ” Ho pensato per voi ” ( questo era il suo soprannome ) andava a Palermo in persona, senza appuntamento, per un incontro/scontro con il Presidente della CPC e tutte le altre Autorita’.

“ Donna Anna ”, come era anche chiamata, era una persona di intuito e di abilità ! Maestra nel manipolare le situazioni, appena notava, durante le sortite negli Uffici Regionali, che le parole dolci non erano sufficienti a raggiungere lo scopo, in un istante cambiava fisionomia e atteggiamento e alzando il tono della voce, cominciava a battere i pugni sul tavolo ! ! ” Abbiamo bisogno del bacino montano e di una nuova motonave " , diceva… e aggiungeva: “ gli usticesi non devono pagare nessuna tassa perché non se lo possono permettere ” ….nella concitazione quei suoi denti bianchi prominenti e cavallini “ abbagliavano ” gli interlocutori…

Otteneva sempre tutto. Fui presente, per caso, ad uno di questi meeting, quando avevo circa 11 anni, essendo con mio padre Armando Caserta, uno degli unici 3 impiegati comunali e braccio destro del Sindaco. Appena fuori dagli uffici della Prefettura la Baronessa tutta scintillante disse a mio padre, nel suo tipico accento Palermo-bene, ” Aimando ci vuonnu l’agghi pi vicini …!! ". Il giorno dopo andammo ad Ustica, il vecchio vaporetto gettò l’ancora a Cala S. Maria suonando 3 volte in segno di rispettoso saluto al Sindaco che si trovava a bordo.

La stessa sera, come di consuetudine, quando tornava da Palermo, dal balcone del Vecchio Municipio in Piazza informava, sull’esito degli incontri tutta la cittadinanza in attesa nella piazza antistante stracolma. Usava cominciare ogni suo intervento con le solite parole : ” Carissimi concittadini ” a voce bassa, dopo, dava un bel “do” di petto, alzava la testa come un tenore e scandiva : sono andata a Palermo e ” HO PENSATO PER VOI ..! ! ".

 alter ego di Gargano, eccezionale, considerati i tempi….; pare che quando la facevano incaz…...esclamasse: "Eh, minchiuni!"

Armando Caserta
Armando Caserta

Armando Caserta nacque ad Ustica nel 1908, visse ad Ustica e vi mori all’età di 86 anni, una triade, ai nostri giorni, quasi impossibile da eguagliare.

A 19 anni viene chiamato alle armi, per il servizio di leva, nella Finanza di mare di stanza a Genova e per 24 mesi fu Timoniere, con compiti di Fureria, su vedette veloci che perlustravano la Riviera Ligure.

Comincia a lavorare al Comune di Ustica allo Stato Civile e Segreteria.

Nel 1942 viene " richiamato " alle armi, durante il secondo conflitto mondiale, di stanza a Pantelleria con mansioni di Furiere, dove ricevette una medaglia al valore per avere contribuito in maniera determinante a sopraffare un serio allagamento negli uffici a causa di bombardamenti.

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Al termine della seconda guerra mondiale ritorna ad Ustica dove riprende al lavorare al Municipio e negli anni successivi si forma come "uomo di azione ed organizzazione" sotto la scuola del Sindaco Anna Favaloro Notarbarltolo e del Commendatore Ercole Gargano, pioniere del turismo ad Ustica.

Gli usticesi di una certa eta', sono sicuro, si ricordano di mio padre perfettamente ma per i piu' giovani ho il piacere di ricordare che mio padre Armando Caserta fu impiegato Comunale per circa 40 anni quando gli impiegati erano solo 3 o 4.

Era una persona di azione, un grande comunicatore e persona di abilità. La sua missione nella vita era quella di intrattenere e fare divertire la gente e con le sue conoscenze anche a livello nazionale riuscì a far sì che Ustica fosse conosciuta dal grande pubblico per via di documentari televisivi sin dagli anni '60, e quando c'era da rimboccarsi le maniche nei momenti " difficili" per gli usticesi tutti cercavano lo zio Armando e la sua esperienza.

Armando Caserta fu anche Giudice Conciliatore della Pretura di Ustica per molti anni, tutta la gente che aveva problemi in matrimoni, eredità, di lavoro etc. venivano a casa e lui li metteva di solito d'accordo risparmiando guai ed azioni legali, fu corrispondente del Giornale di Sicilia, del Giornale L'ora, del Gazzettino di Sicilia e osservatore speciale della Rai.

 

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Agli inizi anni '60, nell'infanzia della TV in Italia, fra un programma e l'altro, nel solo e unico canale Tv c'erano intervalli abbastanza lunghi che venivano riempiti con foto dei più bei luoghi d'Italia, le foto di Ustica erano sempre lì nelle ore di punta, pranzo e cena, e ci lasciavano con la bocca aperta e la forchetta a mezz'aria. Gli usticesi dicevano: " Ma stu 'zu Armando ma ri unni i pigghia ru saccu ? ".

Ustica in quegli anni di pionierismo del Turismo e dell' Informazione ebbe un trattamento speciale con la proiezione di tanti filmini e cortometraggi un po' perché' mio padre aveva conoscenze ad alti livelli Rai e aveva quel modo di fare naturale che gli permetteva di ottenere ciò che chiedeva e anche ciò che non chiedeva....

Quando venivano ad Ustica, anche in vacanza, personalità come Direttore Rai etc. andavano subito al Municipio a conoscere mio padre e lo stesso facevano negli anni successivi per salutare e socializzare. Maurizio Baredson e Paolo Valenti, commentatori della popolare Domenica Sportiva in tv, un anno vennero ad Ustica senza avviso con altre Autorità della Rai, stavano salendo la Piazza venendo dalla Grotta Azzurra, ad un certo punto videro mio padre e cominciano a gridare: " Armando ! aspetta, vieni, ti presentiamo il Presidente....! " Ecco, questo, per me, fu un ruolo importante di mio padre per l'isola, fu l'ambasciatore dell'immagine pura e meravigliosa di Ustica in Italia e nel mondo, in un certo senso fu un pioniere del turismo quasi a livello di Grani e lo stesso Gargano.

E mio padre sembrava di trovarsi sempre al posto giusto al momento giusto. Anche in momenti di urgenza e necessità nel paese in qualità di impiegato comunale era il factotum. Quando in paese succedeva una emergenza o un ammalato doveva essere trasportato d'urgenza all'Ospedale di Palermo a qualsiasi ora del giorno o della notte, la famiglia diceva: " prestu iti a chiamari o zu Armando ca fa arrivari l'idrovolante".

Armando Caserta fu fungente Notaio per contratti, compromessi ecc. tutti quelli che non erano in grado di compilare un documento si rivolgevano ad Armando che compilava per loro anche i moduli per pagare le tasse, e.... lo chiamavano anche scherzosamente Sindaco dell'Oliastrello per via della Festa di San Bartolicchio di cui era responsabile e anche perché' in quegli anni all 'Oliastrello spendevamo l'estate nella casa dei nonni Ailara;

Armando fu, con il microfono sempre in mano, l'organizzatore, esecutore, presentatore ecc.. della festa di San Bartolo con tutti gli annessi e connessi (a quei tempi facevano parte della festa innumerevoli giochi e gare ormai, purtroppo, in disuso), della Festa di S. Bartolicchio, Madonna, della Croce, di Teatrini per confinati ed usticesi, Serate al Faraglione, di Veglioni, serate di Carnevale, serate di Capodanno, proprio come Vito Zanca, che all'inizio fu suo " allievo ". Fu iniziatore della Novena di Natale con musica per le strade del paese, scrittore e conduttore della famosa controdanza usticese comandata in numerevoli occasioni al cospetto di Autorità e di cui esiste una copia.

Un fatto di cui la mia famiglia era sempre grata di mio padre fu che non aveva la mentalità imprenditoriale e per lui il denaro era di secondaria importanza. Per Armando prima veniva la salute, la famiglia, l'amicizia. la fratellanza, il rispetto, l'allegria e dopo venivano i soldi. Insomma mio padre fu un puro che faceva tutto per gli altri, e anche per questo motivo per me, la mia famiglia e tantissimi usticesi appartiene alla categoria dei veri " Eroi ".

Fu super devoto di San Bartolo...mio padre Armando raccontava che sotto i bombardamenti alleati a Pantelleria, dove era richiamato alle armi, si trovò per caso fortuito, nello stesso edificio con Salvatore Tranchina detto "carraccio" e Vincenzo Licciardi detto " cavusi caruti", trasferitosi in Australia. Le bombe piovevano da tutte le parti. Improvvisamente apparve, come in un miraggio, dietro una nuvola di polvere, un uomo a petto nudo, con barba, dall'aspetto risoluto, proprio con le sembianze di S. Bartolo che con la mano alzata intimò ai nostri un rifugio dal lato opposto. I tre usticesi eseguirono l'ordine che salvò le loro vite perché' qualche minuto piu' tardi l'edificio in cui erano prima fu colpito in pieno da due bombe e crollò completamente al suolo.

Armando non era conosciuto solo in loco ma anche a livello nazionale e oltre.

Non si lasciava vincere o scoraggiare da circostanze sfavorevoli o contrarie e trovava sempre la soluzione ai problemi proprio come i Comandanti portando sempre la nave in porto con buon tempo o cattivo tempo.

Fu un usticese al 100%, originario di una delle 13 famiglie coraggiose che vennero a colonizzare l'isola dalle Eolie nel 1761.

Armando Caserta aveva non solo l’abilità, l'inventiva, le energie e la comunicativa, ma un grande cuore. Armando in due parole era una piccola " super star " fatta in casa, lo dicono anche i forestieri e gli usticesi e sono sicuro che attualmente con i suoi microfoni tutti d'oro è impegnato, saltellando, tra una Star e l'altra, ad intrattenere anche i Santi del Paradiso.

Agostino Caserta

Commento di Agostino Caserta
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Personlmente penso che Ercole Gargano sia stato la chiave ed il pioniere indiscusso del Turismo d Ustica e che ha influenzato una o piu' generazioni di usticesi.

Siamo stati testimoni di un periodo fenomenale. Negli anni 50-80 abbiamo avuto non solo la Sindachessa Notarbarotolo, e Padre Carmelo, ma sono venuti fuori, grandi imprenditori come Vincenzo Padovani che ha costruito anche lui come Gargano gioielli di architettonica come Terrazze, Stella Marina e tanto altro, e il prof Tranchina che ha relizzato una miriade di strutture e casette per i vacanzeri, Camillo Padovani icona del Turismo, Egidio Licciardi, teorico e sinonimo di correttezza, e Vassallo di onesta', Vito Zanca che come 'u zu Armando hanno aiutato il turismo e hanno tenuto sempre l'isola in festa, estate ed inverno, e il Prof. Pollono che fu il primo a valorizzare e bloccare le "Case Vecchie" e che curava tutti gratis, Vito Ailara che qualsiasi cosa tocca la tramuta in oro : Baseball, sindacatura e ora Centro Studi, e scusate se ho dimenticato qualcuno.

Signori miei fino ad ora siamo stati fortunati ad avere tutti questi grandi uomini e donne, ma non bisogna mollare. Importante ripercorrere questa strada e continuare senza porsi ostacoli davanti.

Vincenzo Padovani: Fra gli imprenditori che cambiarono l’isola.
Vincernzo Padovani

Vincenzo PADOVANI, nacque a Ustica l’11 marzo 1912, primogenito del tarantino Graziano (1886-1930), aggregato casualmente nell’isola, e della usticese Erminia Giordano (1895-1975).

Famiglia numerosa, 8 figli, tra cui il celeberrimo Camillo Padovani (1926-2017) o semplicemente “Camillo” o “Camillone”.

Fin dalla prima giovinezza, mostrò un carattere forte e deciso, energico, intraprendendo delle piccole attività commerciali, tanto da ricordare nella maturità, con un po' di stizza, che all’Ufficio Imposte Dirette, lo conoscevano fin dal 1927! Nel gennaio 1939 sposò Calcedonia Tranchina (1918-98), da cui ebbe un solo figlio.

Richiamato alle armi allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, prestò servizio nella Milizia Territoriale a difesa dell’isola al comando del Tenente Patti.

Anche se al riparo dai grandi eventi bellici che invece coinvolsero tanti altri richiamati che combatterono sui fronti più disparati, sicuramente non furono anni tranquilli: L’arrivo dei Tedeschi nel 1941, con i quali in qualche modo bisognò collaborare per la costruzione delle postazioni difensive alla Falconiera, alla Torre S. Maria e specialmente al Piano dei Cardoni dove fu installato un Radar di scoperta aerea tipo Wurzburg, i cui resti si possono notare ancora oggi presso il campo sportivo. Poi c’era la difficile gestione dei prigionieri slavi, che arrivarono a circa 2000 unità, distribuiti nei vari “cammaruni”, oggi utilizzati al meglio. Compiti ingrati, come il recupero di cadaveri di piloti inglesi e tedeschi, precipitati in mare con i loro aerei dopo aver duellato nei cieli di Ustica, etc.

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Non si ha notizia di bombardamenti veri e propri su Ustica, ma gli Anglo-Americani cercarono di distruggere in tutti i modi il radar (70 km di portata), martellandolo di mitragliate e piccole bombe (“pounding”, come si legge nei Combat-Reports americani), rendendolo, alla fine, inservibile.

I tedeschi se la squagliarono l’11 luglio 1943, il giorno stesso dello sbarco alleato in Sicilia. Il 5 agosto 1943 gli Anglo-Americani presero Ustica.

Per Vincenzo Padovani e gli altri 110 militari italiani della locale guarnigione, la guerra era finita. Non vi fu prigionia e restrizioni di sorta, oltretutto, il regime era caduto 11 giorni prima. Il dopoguerra e specialmente i primi anni ‘50 furono ricchi di opportunità di sviluppo, sulla scia della generale ricostruzione dalle macerie e dalla povertà causate dal recente conflitto.

Vincenzo Padovani, prima da solo, poi in collaborazione con Pietro Rando (1898-1975), mise in piedi la “Ditta Edile Rando & Padovani”, che realizzò importanti opere pubbliche e private nell’isola.

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Fondamentale e imprescindibile il supporto dell’allora Sindaca, Donna Anna Notarbartolo di Sciara, di cui Agostino Caserta ha già fornito una strabiliante biografia.

Donna vulcanica, attivissima, piena di iniziativa e risorse amministrative, favorì le opere pubbliche realizzate dalla suddetta ditta, come la costruzione delle Scuole Elementari “A. Favaloro” in Largo Padiglione (1951); la definitiva sistemazione della strada litoranea dello Spalmatore (1956); la costruzione della strada in zona Crocevia (1963), che oggi porta all’eliporto; riconfigurazione di tante altre strade, edifici, cisternoni etc., senza tralasciare la costruzione di una propria cisterna, nota oggi come “Gorgo Padovani”, per l’irrigazione dei campi sottostanti il livello stradale, sotto il Crocevia, diramazione villaggio Spalmatore. La ditta edile, unica nel suo genere nell’isola, poteva vantare mezzi di movimentazione terra, compressori, asfaltatura, impianto frantumatore/macinatore pietre per ricavarne brecciolino, mezzi motorizzati come il famoso grosso Moto Guzzi APE a tre ruote, etc., davvero notevoli per quei tempi. Decine di compaesani trovarono lavoro nella ditta che don Vincenzo spingeva al massimo del rendimento, anche con maniere talvolta ritenute spicce o brusche.

Ma il progresso non poteva attendere e non ammetteva soste e ‘mpirugghi’. Nei primi anni Sessanta, lo si ricorda in casa solo per i pasti e riposare, poi, sempre in giro a sostegno di un’attività frenetica. A seguito delle iniziative turistiche del comm. Ercole Gargano, che aveva già realizzato il “Cottage Hotel” (1956-57) e il “Grotta Azzurra Hotel” (1959), anche Vincenzo Padovani decise di dedicarsi alla realizzazione di strutture turistico-ricettive. Non si trattò di scialba imitazione ma di genuina intrapresa in cui credeva fermamente. I piani di costruzione dell’albergo “Stella marina” e del Ristorante “le Terrazze”, videro la luce nei primi mesi del 1961. Nel caso della “Stella Marina” si trattava di inglobare un preesistente basso fabbricato alla Marina, con notevoli opere di sopraelevazioni e di un padiglione ex novo, per i quali vennero impiegati i ‘balatuni’ di tufo giallo di Favignana, trasportati a Ustica dal mitico motoveliero “San Giuseppe” del Capitano Pitruzzella.

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Per il ristorante “Le Terrazze”, si trattò invece di un’opera a dir poco complessa, che richiese la costruzione di un ardito muraglione di contenimento e di riempimento delle balze esistenti sotto la Torre S. Maria, sulla via C. Colombo.

Il comm.re Ercole Gargano alla vista del muraglione appena realizzato, esclamò: “Un gigante senza corpo”, forse un po' impietosamente, ma sicuramente si riferiva al fatto che, completato il muraglione e la soprastante piattaforma, i lavori si fermarono per essere ripresi tempo dopo: si rendeva perfettamente conto delle difficoltà obiettive dell’opera, lui che aveva costruito il “Grotta Azzurra”, in una zona impervia.

Il complesso “Terrazze” fu portato a termine e inaugurato nel 1965, mentre la “Stella Marina” fu inaugurata il 30 giugno 1962. Anzi, Gaetano vi portò i primi clienti: una giovane coppia che cercava alloggio!

Le opere furono realizzate con somme erogate a fondo perduto e con mutuo a tasso agevolato dalla Regione Siciliana. Era un piacere vedere l’intraprendente ed instancabile don Vincenzo Padovani fare su e giù da Palermo con gli inseparabili rotoli dei progetti corredati da una infinità di documenti. Era l’epoca degli incentivi regionali e forse, di una burocrazia fattiva e non proprio parassitaria. Gli anni successivi videro gradualmente don Vincenzo farsi da parte (per dedicarsi all’agricoltura domestica) per lasciare la gestione delle due strutture al figlio Graziano e, in ultimo, al nipote omonimo Vincenzo Padovani Jr.

La storia dei nostri giorni, dopo l’alienazione della “Stella Marina”, vede nel Residence “Le Terrazze”, un valido ed ammirevole esempio di moderna imprenditoria con una crescente cura nell’accoglienza e ricettività turistica.

Don Vincenzo Padovani uscì di scena il 16 marzo 1998 all’età di 86 anni. Vita lunga e laboriosa, piena di difficoltà e grandi gratificazioni. Esempio di imprenditoria ruspante, originale e fortemente realizzativa. In altri frangenti, avrebbe meritato la nomina non a “commendatore”, ce n’era già uno, ma almeno a “cavaliere del lavoro”.

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L’acquisizione di alcuni immobili gli permise, tra l’altro, di impiantare un nuovo forno (oggi, Pecora) in via Prof. Calderaro, che lavorò alla grande per decenni, superando l’altro forno ‘Fontana’ di via S. Giacomo (oggi, Adolfo). Memorabile la gestione del forno, affidata per molti anni all’arci-palermitano Gaspare “Asparinu” Catalano.

Altre sostanze immobiliari furono poi valorizzate da privati. Tra le sue numerose iniziative, anche l’attivazione di un cinema all’aperto in Largo Gran Guardia (1956-58). Non durò molto, spettatori tanti, paganti pochi, si scoprirono tutti parenti e amici, da riguardare!

Per quanto sopra, Vincenzo Padovani, merita senz’altro di essere ricordato per avere contribuito allo sviluppo turistico dell’isola, assieme a tutte le altre personalità già citate per meriti anche in altri campi, civile-amministrativo-storico cultural-religioso etc.

Pasqualino Marchese

Fotogrammi del film 'Ustica: L'Isola delle Cento Leggende'
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Camillo Padovani: Iconico personaggio dell'Isola
Camillo Padovani

Camillo PADOVANI, nacque a Ustica il 1° Gennaio 1926 da Graziano e Erminia Giordano.

Sesto di otto figli, visse in pieno l’epoca dell’educazione retorica del regime fascista, tanto da essere inquadrato prima come Balilla e poi come Avanguardista, ovviamente senza alcuna convinzione ideologica, come per la maggior parte degli Italiani. Troppo giovane per essere chiamato alle armi nella Seconda Guerra Mondiale.

 

Decisivo l’incontro, col Principe “democratico” Francesco Alliata di Villafranca (Palermo 1919 – Bagheria 2015). Il principe palermitano, pur appartenendo ad una delle famiglie nobiliari più note e prestigiose della città, rinunciò al suo ruolo di rampollo frivolo con relativa ostentazione delle dimore avite, per rivestire quello di un comune cittadino dedito ad attività borghesi e produttive. Franco Alliata venne a Ustica nel 1945 assieme ad altri amici più o meno titolati per delle battute di pesca subacquea con attrezzature primitive ed adattate. Camillo subì il fascino elitario del principe, suggerendogli i luoghi migliori per quelle escursioni di pesca. Il gruppo aristocratico, costituito da Alliata, il principe Pietro Moncada di Paternò e altri, successivamente tornò a Ustica per esplorarne i fondali e, a bordo del mitico motoveliero “S. Giuseppe” del cap. Pitruzzella, nacque l’idea di riprenderli. Il progetto ebbe la benedizione del regista Roberto Rossellini. Per 45 giorni l’obiettivo restò puntato tra Ustica e Lipari, realizzando il primo documentario subacqueo professionale mai realizzato al mondo. Camillo offrì la sua consulenza di profondo conoscitore dei luoghi, già allora.

Peccato che il principe, dopo avere fondato la casa cinematografica “Panaria Film” abbia indirizzato le sue preferenze alle isole Eolie, bistrattando Ustica. La pista era ormai tracciata e Camillo, da vero ‘freelance’, intuì che la sua naturale vocazione sarebbe stata quella di pescatore subacqueo e ‘archeologo’ subacqueo ausiliario. Il commendatore Ercole Gargano, già nella metà degli anni ‘50 lo chiamò al suo servizio per avviare quella magica ed irripetibile stagione turistica, intuendone le incredibili potenzialità di originale collaboratore.

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C’era da lavorare tantissimo, con il “Cottage Hotel” in costruzione (1956-57), Camillo diede un importante contributo svolgendo spesso lavori massacranti per la sistemazione del sito e per il trasporto e collocazione dei reperti più disparati: dalle vecchie barche dismesse di pescatori, alle innumerevoli pietre laviche, macine e pestelli preistorici, anfore romane, pesanti capitelli di marmo (ex chiese e palazzi diruti di Palermo) etc.; solo Camillo, magari con l’aiuto di altri, poteva smuovere alcuni preziosi e ingombranti oggetti. Idem per la costruzione del “Grotta Azzurra Hotel”.

Camillo lavorava in maniera assolutamente originale, da indipendente, senza legami o contratti di sorta (ammesso che si facessero, allora), senza limiti spaziali o temporali. Dotato di un fisico tutt’altro che palestrato, anzi, corpulento, alto 1,90m, occhi celesti come il suo mare (l’occhio sinistro leso a causa di un incidente ‘educativo’ domestico), diede letteralmente anima e corpo al nascente Turismo, inteso non semplicemente come mera offerta ricettiva, ma generosa e disinteressata offerta di spontaneità, accoglienza dei turisti, allegria e divertimento. Memorabili i suoi tuffi “a volo d’angelo” dalle scogliere del “Grotta Azzurra”.

 

In queste performances, non ebbe mai imitatori plausibili. Accompagnare i turisti ovunque per l’isola e consigliarli era il suo principale compito, non richiesto, ma dato con lodevole liberalità. Non c’era attività, tra le più disparate, alla quale non partecipasse. Accorreva per aiutare chiunque avesse bisogno della sua opera, la sua forza e il suo ingegno erano indispensabili.

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Un qualunque aneddoto come esempio del suo altruismo (dal mio diario):

 

Il 26 Dicembre 1964, vento tempestoso, freddo, pioggia, atmosfera tetra.

La nave “Nuova Ustica”, al comando del cap.  Salvatore Denaro, riesce ad effettuare la traversata e ad ormeggiare in testata della banchina Sailem, (sotto Villa Gargano), allora più corta.

Con quella nave, arrivò la bara di un isolano, tale Picone Ruggero Pietro di anni 71, morto a Palermo tre giorni prima.

E chi diresse le operazioni di sbarco della salma se non Camillo? che poi sfasciò la controcassa per liberare il feretro vero e proprio.

Per la storia, una sparuta folla accompagnò il defunto fino in chiesa, dove si svolse una messa in suffragio, alla quale partecipò anche Carmelo Lenzi (1899-1975), ‘u Miricanu, che arrivò in piazza con la sua ‘Alfa Romeo 2600’.

Proprio in quei giorni di fine dicembre, stavano spianando il terreno sotto la Rotonda, dove poi sarebbe sorto quel patio per relax turisti del Grotta Azzurra.

 

Toccò a Camillo recuperare il corpo senza vita del 22enne Giuseppe Noto-Sardegna, nipote ex figlia, del comm. Gargano, deceduto a seguito di una avventata immersione il 27 Agosto 1973. Camillo si immerse a 25 metri di profondità per recuperare quel giovane sfortunato. Una targa in bronzo, murata nei pressi dello scoglio ‘ru Liuni, ne ricorda la tragica circostanza.

 

Il possente contributo di Camillo continuò anche per la costruzione dell’albergo “Stella Marina” e per il ristorante “Le Terrazze”.

In quest’ultima struttura sorse il problema di trasportarvi le pesanti attrezzature per la ristorazione, e chi poteva smuovere la pesante cucina d’acciaio, organizzarne il sollevamento e il collocamento in situ? Camillo, ovviamente!

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Personalità gioviale, sempre in vena di scherzare, talvolta irridente e irriverente, spesso al limite di una simpatica prepotenza, la sua risata, inconfondibile, si udiva a grande distanza. Per qualche pretenzioso c’era sempre pronta una gran pacca devastante sulle spalle o un polso divelto dalle sue manone. Non si ha notizia di qualcuno che lo abbia affrontato a muso duro: si sarebbe ritrovato “vintuliato” sotto qualche scarpata.

Infaticabile organizzatore e mattatore degli aspetti folkloristici delle feste di piazza (gioco dei pignatelli, corsa di asinelli e con i sacchi, antenna a mare, corsa delle barche, albero della cuccagna etc.) nonché della tipica festa campagnola di San Bartolicchio, dove Camillo vestiva i panni di credibile chef di penne al sugo e specialmente di addetto alle grandi padellate di pesce o altro, tenute alla Marina (porto) o dentro il Gorgo di San Bartolicchio.

 

Ma le sue grandi passioni furono sempre la pesca subacquea, in cui ebbe pochi rivali, forse nei sub professionisti del Tridente d’Oro, e la generica ricerca di reperti storici nei fondali di Ustica.

 

Innumerevoli furono i resti di ancore e anfore romane recuperate da Camillo, in un’epoca in cui ciò era benevolmente tollerato dalle competenti autorità.  Solo lui era in grado di recuperare nelle tenebrose profondità dell’isola, le famose “brogne” o tromba di conchiglia, alcune grossissime, e poi, aragoste e astici azzurri giganteschi, enormi pinne (“nacchere”, mollusco simile a enorme cozza di fondale), impressionanti granceole e tante altre meraviglie della fauna marina abissale.

Molte di queste esclusività di pesca, finivano sulla tavola del comm.re Gargano che era il primo estimatore delle imprese camilliane.

 

Conoscitore ineguagliato di grotte e anfratti marini, scoprì per primo la ‘città sommersa’, o ritenuta tale, poco al largo del ‘Patricuni’, non confermata concentrazione di strade e muretti di capanne, probabile emanazione del vicino villaggio preistorico di località “Piruozzu”, sul Patricuni stesso.

Diede una mano per la sistemazione del solarium a Cala Sidoti (1958). I turisti ne erano entusiasti anche se oggi verrebbe liquidato come ‘colata di cemento’ e quindi, improponibile.

Altra quasi impossibile impresa fu la realizzazione di un originale e ‘spaventoso’ locale da ballo nella Grotta S. Francesco (1960), da cui si accede dal Grotta Azzurra Hotel, dal mare e dalla grotta Azzurra stessa.

Le idee di Gargano e i suggerimenti di Camillo, furono decisivi. Certo, la grotta si ritrovò con scale e pista in cemento, corredata da pinguini di terracotta, camminamenti etc. I turisti ne rimasero stupiti, la grotta ne avrebbe fatto a meno.

 

Anche la nascita del caratteristico locale “Faraglione”, porta la firma di Camillo oltre che di Ercole Gargano-progettista.

Il suo apporto era sostanziale, riuscì da solo a montare l’enorme tendone circolare sulla pista da ballo. La sua presenza, era garanzia di riuscita, perché con la sua forza arrivava dove altri rinunciavano.

Provò anche a condurre i due motoscafi di Gargano, adibiti per sci nautico al Grotta Azzurra Hotel, ma credo che abbia rinunciato subito.

 

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l suo capolavoro fu il recupero di una canna di cannone del 1780, fatta precipitare in mare dagli insorti del 1820, dalla fortezza in cima alla Falconiera. Il recupero, tramite un peschereccio, fu problematico, sia per il peso del reperto, sia per la notevole profondità in cui si trovava, circa 30 metri. E chi poteva immergersi a quella profondità, e lavorare per imbragare il cannone? Sempre e solo Camillo.

Dopo diversi tentativi, finalmente, il 12 Luglio 1958, il cannone fu sbarcato sulla banchina Barresi, tra la meraviglia di una piccola folla, accorsa per l’occasione. Il pezzo fu trasportato a Villa Gargano, dove rimase per oltre 40 anni, per essere infine collocato su un affusto di legno nel suo ambiente d’origine, la fortezza della Falconiera.

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La Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, nata il 17 agosto 1959, ebbe in Camillo un abile organizzatore della parte tecnica relativa alla reperibilità e idoneità delle barche dei pescatori, che dovevano servire per trasportare i vari sub di levatura anche internazionale nei luoghi deputati alle immersioni.

La competenza di Camillo per la designazione dei luoghi più proficui, fu determinante. Camillo appariva sempre come “attore” nei documentari dell’allora notissimo giornalista subacqueo e produttore di documentari della RAI, Andrea Pittiruti, che nei fondali di Ustica girò il documentario “Ustica” (1961).

Pittiruti non si muoveva mai senza Camillo al seguito, perché era lui che curava le attrezzature per le immersioni, che spesso venivano ammassate in quel casotto al porto, ex finanza, accanto centrale elettrica. Dava suggerimenti preziosi a tutti, anche agli spocchiosi Jacques Mayol, Jacques Piccard , Cousteau e altri.

Camillo viveva per 6 mesi l’anno indossando solo il costume da bagno fino a sera, talvolta pantaloncini e maglietta. Essendo una attrattiva turistica vivente, era per lo più ‘stanziale’ al Grotta Azzurra, dove nei tardi pomeriggi estivi si intratteneva con gli ospiti, sempre ammirato dalle turiste.

Già, e le donne? Per Camillo non furono mai un problema, nel senso che da spirito liberale qual era, non poteva e non doveva avere legami affettivi stabili e permanenti. Quale compagna o moglie avrebbe tollerato la sua totale assenza da casa (ci andava solo per dormire e non sempre)! La sua vita sentimentale fu quindi stravagante ed estemporanea. Ciò non toglie che abbia lasciato qualche erede in Svizzera dove si recava nella stagione invernale, negli anni ‘60, per qualche lavoretto.

Fotogrammi del film 'Ustica: L'Isola delle Cento Leggende'
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Camillo aveva un’abitazione? Sì, visse sempre con la madre dapprima in una casetta in via Prof. Calderaro, successivamente nella casa che poi fu dei sigg. Drago e oggi del poeta del mare, Domenico Drago. Gli ultimi anni li visse in una casetta situata sotto quella dei Drago nei pressi della curva che porta in piazza, vicino Carpe Diem.

Con la scomparsa del comm.re Gargano (1970) e con l’incalzare della maturità, per Camillo finirono le performances al “Grotta Azzurra” e così, alla fine degli anni ‘70 e per tutti gli anni ‘80, cercò di gestire in proprio il Cottage Hotel e il mitico

ristorante-night “Faraglione”, aiutato specialmente dalla sorella maggiore Pina Padovani (1921-87) con cui conviveva.

Con la scomparsa di quest’ultima, Camillo, ormai sessantenne, tirò definitivamente i remi in barca, dedicandosi anche ad interessanti attività di supporto agonistico, specie in campo calcistico assieme al sig. Diego La Valle che poi era anche il ‘patron’ della squadra di baseball di Ustica. Fu anche assessore alla cultura del Comune di Ustica, e nei primi anni ’90 anche capo di vari cantieri scuola: costruzione strada Arso verso il dissalatore, pulizie strade Tramontana e litoranea etc.;

Ebbe sempre un rapporto distratto col denaro, ne ebbe sempre poco e nella vecchiaia visse con la modesta pensione sociale.

Per quasi 20 anni, Camillo percorse la strada in salita che lo separava dalla casetta fino al bar Centrale, sempre in compagnia del suo fido cane. Occupava, notoriamente, sempre la stessa sedia all’esterno di quel bar, circondato da amici e curiosi perché era tornato a diventare un’icona e testimone vivente del turismo isolano. L’età lo fece diventare anche un po’ difficile da trattare, scorbutico.

Una volta, una giovane turista gli si avvicinò per dirgli: “Lei è Camillo? Non vedevo l’ora di conoscerlo” E lui rispose: “E io, no!” Per problemi di salute, gli ultimi anni li trascorse in una casa di riposo a Palermo, dove si spense il 23 Aprile 2017, all’età di 91 anni. Fine di una leggenda, volle portare con sé un segreto, non rivelando

a nessuno la località nel cui fondale cresceva una rarissima “rosa di mare”, temendo, giustamente, che sarebbe stata eradicata.

 

Gaetano Marchese, 2020

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Roberto Militello
Roberto Militello

Dirigere un'Agenzia di Viaggio in un 'isola con l'incertezza dei collegamenti causa volatilità del tempo, è responsabilità e lavoro di primaria importanza ed è ciò che fece Roberto Militello durante 46 anni con speciale cura per il pubblico e gli usticesi nella tratta Palermo-Ustica.

Perché Roberto non limitava il suo impegno alla sola biglietteria ma era il Dr. Bernacca di Ustica, l'esperto del tempo. Nell'era del non telefonino e previsioni accurate i Comandanti a Palermo si regolavano guardando il movimento delle nuvole, e quando il tempo era incerto, l'ultima parola nel dare il via alla partenza di aliscafo o nave spettava a Roberto che di mattina presto, sole o pioggia, calma o vento, a piedi o in Lambretta con il suo cagnolino sempre nel poggiapiedi, si recava alla Petriera per osservare la "Secca Colombara" da sempre punto di riferimento dei pescatori, dopo di che comunicava per telefono dall'unico telefono dal Bar Centrale con il Comandante a Palermo con possibilità anche di usare il Molo Cimitero o il Molo Spalmatore.

Insomma, usavano tutto quanto a disposizione e i mezzi navali non perdevano un viaggio, con il risultato che i collegamenti erano garantiti piu' di quanto accade oggi. Ciò dava garanzia agli ammalati di potersi recare a Palermo per visite ecc. ed al turismo di migliorare costantemente, e si può affermare che gran parte del merito va a Roberto. In seguito, vennero fuori i walkie-talkie e Roberto comunicava con questi nuovi congegni ed infine comprò una macchina che usava per andare ad osservare la secca arrivando anche allo Spalmatore.

 

Un lavoro certosino e metodico, fatto con passione e senso di responsabilità che funzionava quasi alla perfezione riducendo il rischio sorpresa. Roberto fece anche parte di tutte le bande musicali di Ustica per 45 anni come sassofonista, traghettava spesso con la sua barca i passeggeri dal piroscafo alla banchina e l'indimenticabile Makallé fu la prima barca di Ustica ad organizzare escursioni giro dell'isola. Fu sempre presente nella vita pubblica del Paese, occupò tre volte la carica di consigliere e fu promotore dell'idea e fautore per installare la Statua della Madonna al Porto e quindi delle Cerimonie che poi sfociarono nella Festa tradizionale della Madonna che conosciamo oggi.

 

Oggi, considerata tutta la tecnologia a disposizione, pensiamo che raramente i Comandanti da Palermo chiedono all'Agenzia di controllare la Secca Colombara, il lavoro non è più facile, ma diverso e quindi è giusto riconoscere il grande extra lavoro e sacrificio per tutti gli anni ruggenti ed eroici dei trasporti in cui Roberto si impegnò nel garantire il migliore servizio possibile con la sua Agenzia, che anche nei giorni di non collegamento teneva aperta e diventava quasi punto di incontro e di ritrovo della marineria usticese.

Iniziativa e testo di Agostino Caserta

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