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Gioacchino Marchese

Imbarcato sulla nave 'Cittá di Genova' trasformata in incrociatore leggero ausiliare, adibito al trasporto di truppe, fu silutato nello Stretto di Otrando a quindici miglia della costa salentina  dal sommergibile inglese 'Tigris', il 21 di gennaio del 1943.

Lo zio Gioacchino si buttó a mare dopo una buona ingestione di whisky.

Riscattato dalla nave militarizzata 'Eolo' appostata a Saseno (Sazanit) vicino a Vlore (Vallona), Albania.

Il primo ufficiale della 'Cittá di Genova' era di cognome Solina, fratello di un nostro professore di Arte Navale, Vincenzo Solina. L'ufficiale impazzí e scomparve con la nave.

Gioacchino, senza arte né parte, si rifugió a Ovada, in Piemonte, dove la famiglia di Stanislao Bellante era sfollata, campando di espedienti. Ritornó a Palermo finita la guerra continuando a navigare con la 'Tirrenia' con il riconoscimento della Medaglia di Oro per Lunga Navigazione.

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Il 13 giugno 1940, tre giorni dopo l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, la Città di Genova venne requisita dalla Regia Marina ed iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato come incrociatore ausiliario, con matricola D4.

Armata con quattro cannoni da 120/45 mm, due mitragliere da 20/65 mm ed altrettante da 13,2 mm, la nave venne assegnata principalmente a compiti di scorta ai convogli nonché di trasporto truppe e rifornimenti.

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Il 20 gennaio 1943 il Città di Genova lasciò Patrasso alla volta di Bari, con a bordo in tutto 490 uomini: 132 membri dell'equipaggio, 200 militari italiani e 158 prigionieri di guerra greci (a bordo vi erano anche due prigionieri neozelandesi: il capitano J. L. Harrison ed il caporale F. I. A. Woollams. Alle 13.15 del 21 gennaio l'incrociatore ausiliario, che procedeva senza scorta, venne attaccato dal sommergibile britannico Tigris, che gli lanciò una salva di cinque siluri: centrato da due delle armi, alle 13.20, il Città di Genova s'inabissò in pochi minuti, circa 25 miglia ad ovest di Saseno (in posizione 40°32' N e 18°35' E), portando con sé oltre un terzo degli uomini a bordo.

Secondo altra versione la nave venne colpita alle 13.15, a 19 miglia da Saseno, da un primo siluro, cui il Tigris fece seguito, mentre l'unità era in agonia, con una seconda arma che ne accelerò la fine: colpito anche dal secondo siluro, il Città di Genova si capovolse ed affondò trascinando a fondo anche un'imbarcazione che non era ancora stata sganciata dai tiranti, provocando l'annegamento degli occupanti (tra i quali il comandante Vivaldi Palma, alla cui memoria venne conferita la Croce al merito di guerra)

Alle 22.30 il piroscafetto requisito Eolo, posto, quale unità ausiliaria, alle dipendenze della XXXV Flottiglia unità requisite ed ormeggiato in quel momento a Saseno, ricevette l'ordine di accendere le caldaie e tenersi pronto a muovere, ed alle 23 ricevette l'ordine di salpare per soccorrere i naufraghi del Città di Genova.

Alle 23.20 l'Eolo individuò, sette miglia a ponente di Saseno, un'imbarcazione dell'incrociatore ausiliario, che raggiunse dopo un quarto d'ora, recuperando da essa 26 membri dell'equipaggio del Città di Genova (3 ufficiali, 2 sottufficiali e 21 marinai) e due prigionieri ellenici.

I superstiti, cui furono fornite le prime cure (alcuni erano feriti, uno dei quali molto gravemente) ed un pasto, vennero sbarcati a Saseno, dove l'Eolo aveva subito diretto alla massima velocità, alle 0.35 del 22 gennaio, dopo di che la piccola unità riprese il mare all'1.20, restando poi sino alle sette di mattina nella zona dell'affondamento, alla ricerca di altri naufraghi.

Dopo aver ricevuto informazioni da ricognitori aerei, l'Eolo si portò a 7 miglia per 110° da Saseno, recuperando alle 9.10 quindici corpi. Rientrata a Saseno, la nave ne ripartì alle 4.30 del 23 gennaio portandosi a 28 miglia per 120°, nella zona in cui si riteneva che l'incrociatore ausiliario fosse affondato, ispezionando l'area ma trovando solo rottami e chiazze di nafta.

Il 22 gennaio, frattanto, una cannoniera italiana aveva recuperato un'altra scialuppa sovraccarica di italiani e greci (a bordo vi era anche il prigioniero neozelandese sopravvissuto, il caporale Woollams, mentre l'altro prigioniero, il capitano Harrison, era scomparso durante l'abbandono della nave).

Alle operazioni di soccorso parteciparono anche altre unità navali, che perlustrarono la zona e recuperarono complessivamente poco meno di trecento uomini.

In tutto scomparvero nell'affondamento 173 uomini, mentre 317 poterono essere salvati.

Wikipedia

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21 Jan 1943
HMS Tigris (Lt.Cdr. G.R. Colvin, DSC, RN) torpedoed and sank the Italian merchant Citta di Genova (5413 GRT, built 1930) in the Strait of Otranto about 25 nautical miles west of Saseno Island in position 40°32'N, 18°45'E.

(All times are zone -1)
1250 hours - Sighted a medium seized merchant vessel bearing 116°. The distance was about 5 nautical miles. Started attack.

1313 hours - In the position in position 40°32'N, 18°45'E fired four torpedoes from 1200 yards. One torpedo was seen to hit the ship under the funnel 63 seconds after firing the first torpedo. The ship swung 90° to Starboard and lost the way. Boats were lowered very promptly and the target was seen to settle down slightly on an even keel with no list.

1315 hours - Tigris turned to port to retire.

1320 hours - The target appeared not to be settling any deeper so decided to finish her off with another torpedo.

1325 hours - Fired the stern tube. The target was hit 78 seconds later and she immediately dipped sharply by the bows. The whole after part lifted clear of the water. She went down in a vertical dive 90 seconds later.

According to Italian sources Citta di Genova was carrying 200 military personnel and 158 Greek PoWs. 173 men are killed or missing, the survivors are picked up by the auxiliary Eolo and a fishing vessel.

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