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Immagine del redattorePasqualino Marchese

L'Acquasanta di Anna Vettuccia - Anna Vettuccia

A chi appartiene una terra..., mi lascio prendere dalla dolce catena che mi lega ai ricordi e a questo mare che spesso scruto in attesa di una risposta che non arriva. A chi l' ha abitata piu' a lungo - rispondo- o agli ultimi che la abitano - tentenno-. E che sangue scorre nelle vene di questo popolo? -sangue di miciacio - risponderebbe mia madre brutale visto che la bestiola è la cimice . Come darle torto...la villetta sporca e deserta, baracche all' ingresso del porticciolo che sembra una autostrada in quanto a cemento..sulla nave di pietra sventolano stracci di pirati depressi, il villino Laganà sembra un edificio per reclusi, davanti il cimitero degli inglesi una gabbia colorata segnala l'ennesima buca, gli "spirdi" di un tempo sono muti e ciechi i pochi negozi che hanno preferito non assistere alla lenta ed inesorabile agonia. Nessun buon affare per villa Lanterna e nemmeno per i ricci che il venditore davanti il cancello crudelmente percuote...due ambulanti urlano di dolore. Sono sicani, fenici, greci, bizantini arabi, normanni...chissa'. Dovunque viva un popolo, lì nasce una storia e ciò che resta uguale nel tempo, sono i luoghi che queste storie raccontano. «Raccontami della nostra isola; è una bella terra benché popolata da somari. Gli Dei vi hanno soggiornato, forse negli agosti inesauribili vi soggiornano ancora nell'incanto di certe notti estive quando le stelle si specchiano nel mare che dorme e lo spirito di chi è coricato riverso tra i lentischi si perde nel vortice del cielo».

La Sirena" è un racconto, postumo, di Tomasi di Lampedusa, voce narrante è uno spiantato Paolo Corbera di Salina, trasferitosi a Torino dopo il tramonto borbonico, il ritratto allegorico che Tomasi regala alla sua terra disgraziata...la favola della Sirena nella terra del mito «Sono Lighea - dice la Sirena al giovane -Il canto delle Sirene, Corbera, non esiste: la musica cui non si sfugge è quella sola della loro voce». Tomasi ha saputo fare di un essere mitologico anche un luogo, e un destino... è l'incontro di un uomo con la sua terra, che è il suo destino e la sua rovina. "Vattinni. Chista è terra maligna", dice Alfredo, in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, cieco come Argo e come Tiresia, e pertanto veggente "Vattinni, e non guardarti indietro mai, ché la voce di quello che lasci ti ammalia e ti riprende. Vattinni: non ascoltare il canto Vattinni: muori a te stesso, al tuo istinto e alla tua carne, se vuoi vivere."


È terra maligna, questa Sirena a tre punte, continua il racconto di Tomasi, generosa che potrebbe darti il mondo - tutto - nello spazio di uno sguardo, per vendicarsi poi, gelosa, da seccarti la gola col sale del deserto. Ti spiega la vita, l'amore e la bellezza, te ne mostra di insostituibili, e te li nega poi per sempre. Perché è per gli dei, quella violenta bellezza. Non per gli uomini. Mia madre si è allontanata dal suo mare ed è tornata quando è giunta l' ora di scivolare tra le onde....dal suo terrazzino sopra il Bar in salita vedeva il mare e sentiva cantare.



Villa Igiea,

la conoscono tutti, residenti e turisti, pochi sanno, osservando il mare occupato da barche costose che il lembo di terra che le accoglie è un grembo di storie e le citta' sono fatte anche di storie.

Storie che costruiscono un passato, che parlano di un presente ancora vivo, non si sa per quanto, ma vivo. Si capisce perche' qualcosa si muove tra le banchine, nella strada, nella Chiesa, e nella piazza in cui una piccola sirena scrutando il mare attende. Attende la rinascita...di cui tanto si è parlato e si continua a parlare, segnalando nomi illustri, talenti che per rimanere tali vanno altrove perche' Palermo divora i suoi figli migliori da sempre. L' Acquasanta segue le sorti della citta', come ultima delle figlie di una madre distratta, attende...da anni, come nella favola della bella addormenta dorme sognando un rinascimento che è solo una parola usata e abusata. Eppure nessuno esce indenne del suo fascino, come una bella donna affascina cattura ammalia arriva persino a concedersi ma il risveglio è sempre traumatico. Risanamento: altra bella parola..ogni tanto si ha l' impressione che sia partito e poi ci si accorge che non è mai arrivato da nessuna parte e ho come l' impressione che le rovine, le macerie, l' incuria siano persino rassicuranti, apologia del potrebbe essere. L' incuria accende curiosita' morbose, si spia oltre le grate, dietro portoni socchiusi, svela abissi di miseria ...lo scandalo le macerie anche quelle dell' orgoglio diventano paesaggi pittoreschi e dato che è tutto vero è anche bello come la verita'.


Certo ogni tanto qualcosa si muove..per esempio il 'pessimo' restauro di villa Lanterna, la scoperta della grotta, le vie dei tesori portano bande affamate di leggende, il cimitero degli inglesi, la vendita dell' hotel che diede lustro ad un passato glorioso, ma tutto si muove nella certezza che nulla cambia in fondo che tutto rimane tale e quale in un frustrante e alienante senso di eternita'. La verita' è che molti di noi hanno preferito traslocare un po' piu' lontano, sulle vie nuove comode e piu' sicure e torniamo da turisti a mangiare le arancine piu' buone di Palermo, davanti al mare proclamando l' amore incondizionato per il posto che a molti ha dato origine, altri semplicemente ne sono innamorati. "Qua siamo" è la frase tipica di una eterna rassegnazione del proprio provincialismo, della collettiva miopia...ma proprio quando tutto sembra perduto da qualche parte scocca una scintilla e tutti a gridare al miracolo. E riparte la speranza ad opera dei "pazzi di palermo" quelli veri e quelli che vengono spacciati per pazzi. Pazzo è colui che non si adegua, che non si lascia trascinare dalla corrente che si rifiuta di portare cervello e cuore al macero e al primo grido "il re è nudo" si aggiungono i cori da stadio fin quando anche il re si accorgera' che non ha piu' i vestiti....forse. Ma nel vicolo piu' nascosto, per qualche misterioso motivo ci sara' sempre un essere che nasconde e coltiva il seme della rivolta è un dovere crederci malgrado tutto. Crederci a costo di sembrare scemi...ecco cosa ci distingue da tutti gli altri..il dovere della scemenza.

Al centro della piazza vi è un piccolo giardino pubblico nel quale, nel 1981, è stata posta la statua chiamata “L’attesa”, progettata da Enzo Argento, un ragazzo del quartiere, e realizzata dai Cantieri Navali in collaborazione con le ditte Sailem e Albamonte, a testimonianza della collaborazione e della buona convivenza tra i cittadini e le imprese del luogo.

...ci incontriamo spesso in Banca con Agostino, uno dei pochi che per indole svolge il suo lavoro con il solito piglio gentile ed affabile, disponibile proprio come il padre. Mi dice che gli abitanti della borgata hanno voluto ricordare Renzo Orlando, appunto, con una targa commemorativa e un mesto sorriso accompagna l' invito per sabato alle 16.

Via dei Cantieri, uno sguardo all' ingresso dei cantieri navali, oggi Finmeccanica e di fronte le carcasse dell' ormai fu Cral e mensa dove un tempo si svolgeva ogni genere di evento che riguardasse gli operai e le famiglie,operai richiesti da ogni porto navale perche' i migliori tracciatori, arte che veniva tramandata da padre in figlio, come una specie di potere divino. Di seguito la ormai fatiscente e leggendaria Manifattura di Tabacchi dove le donne lavoravano il tabacco arrotolavano sigari e sigarette guadagnando un salario che permetteva una vita dignitosa alla famiglia. Di fronte mio nonno batteva chiodo su chiodo sulle scarpe donando loro una nuova vita, piu' avanti la latteria dove i bimbi armati di un affare di latta andavano a prendere il latte sfuso che odorava di mucche e stalle. Le vanelle, gli archi con i bagli, l' unica salsamenteria che vendeva generi di prima necessita' , poi il panificio con la signorina dai capelli a crocchia ribattezzata signorina tre piani, una amica di mamma dal nome impronunciabile "pinuzza ite'" il cui marito morto in un sommergibile ci guardava severo dall' altare che era diventata la sua casa...e gli storici Ciolino & Nanfa che vendevano stoffe, quella strana costruzione arrotondata e oggi ridotta a macerie che un tempo rigurgitava voci e rumori degli operai affamati e la sirena che squarciava l' aria ma per gli abitanti significava lavoro e la possibilita' di una vita. Il cimitero degli inglesi fucina di leggende di guerre di amori contrastati, che spaventavano noi bambini (i spirdi), la stazione dei Carabinieri proprio sul porticciolo, vicino agli Zanca che vendevano articoli per la pesca. La stazione oggi è una villa grandissima e splendida comprata per due soldi da un politico... e lo stabilimento dei Miloro con cabine di legno e uno chalet sul mare dove le mie cugine giovanette misuravano l' amore con il suono del mandolino... e la grotta della Regina, la stazione termale dei bagni minerali dei Pandolfo, da cui prende il nome la borgana: Acquasanta, la villa Lanterna, la nave di pietra e la chiesetta della Madonna della lettera dietro la quale si staglia lo scenario del montepellegrino con in cima la corona di palermo...il castello. E li' a fianco Villa Igiea regno del liberty di Basile, villa Belmonte...e le barche, le reti, le nasse e un mondo che fioriva intorno di nenie di canti e di preghiere affinche' il mare generoso concedesse i suoi doni. E al centro la piazzetta con i sedili, un po' di verde e la statua di una sirenetta che osserva in mare...e piu' in la' un po' di marmo ricorda che un signore dal nome di un cavaliere paladino di Francia ha vissuto, amato questo squarcio di mondo sconosciuto per molti, dimenticato da pochi...



La Grotta della Regina


Da bambina mi chiedevo chi fosse la regina che poteva permettersi il bagno nella grotta piu' decantata della borgata..intorno tutto lasciava presagire al massimo ad una "mastra" visto che era una delle autorita' di quel tempo, ma una regina poi...eppure: Maria Carolina D' Asburgo-Lorena, era figlia di Maria Teresa d' Asburgo, sposo' per procura e convenienza, Ferdinando IV di Borbone detto il "re nasone" alla tenera eta' di 16 anni (Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia)


Colta, conosceva 4 lingue, amante delle arti, istruita dalla madre e dalla corte da cui proveniva, era stata cresciuta tra i lussi. Lui, rustico e ignorante, cresciuto tra gli scugnizzi di Napoli, a stento capiva l' italiano forbito di lei subendone il fascino e il potere che ebbe quando in applicazione della clausola del contratto di matrimonio, la moglie gli diede il figlio maschio. Eppure, nonostante le differenze, ebbero 18 figli che venivano cresciuti da balie e servi e molti di loro non conobbero che pochi compleanni. Carolina amava Napoli e la sua corte che seppe modellare a suo piacimento..a lei si deve l' aver terminato la costruzione della reggia di Caserta e Portici, il giardino inglese, gli scavi di Pompei, la nascita di collegi navali e l' accademia della Nunziatella, codici penali militari, casse per gli orfani, porti, strade, musei, teatri e artisti di ogni genere...insomma un circo di intellettuali che accrescevano la fama degli Asburgo e il potere della donna in seno alla coppia.

Fuori dalla galleria

Quando in Francia cadono le prime teste quella della sorella maria antonietta è per lei un trauma e all' arrivo di napoleone in italia fugge triste, ma porta con sè tutto il possibile: dai mobili alle opere d' arte e tutto il patrimonio della citta'. Giunge a Palermo in lacrime, per la perdita di un figlio durante il viaggio e implora il popolo siciliano di accoglierla come amica. Ovviamente, creduloni e di cuore sbandierarono il si. Il Re malvolentieri rimase a sollazzare nella reggia del Bosco della Ficuzza la regina in cerca di pace trovo' nella borgata dell' acquasanta, tra rocce e anfratti una grotta, all' interno della quale fece costruire una vasca ovale con tanto di sedile. Vicina era la fonte da cui sgorgava l'acqua miracolosa e mi piace pensare che in quel tratto di mare tra cielo e terra quella donna amata e odiata trovo' quella quiete che la storia non seppe donarle.



Gaetano Marchese ..che l'odiosa e odiata Maria Carolina (assetata di sangue dopo la fine della sorella, ordinò a Nelson di impiccare l'ammiraglio Caracciolo), vivesse all'Acquasanta, non ci scommetterei. Lei e Nasone, due "fanghi" alloggiarono nel 1799-1802 in quella villa quasi di fronte lo Stadio, confinante con l'antica scuola agraria del Principe di Castelnuovo, in attesa che completassero la Palazzina alla Cinese...magari ce la vedo Carolina e l'altro "fango" di Emma Hamilton assieme a quel "cuckold" di Nelson a Villa Lanterna, sì, ce li vedo...



Cortile Trapanese

Se mia sorella si degnasse di leggere forse potrebbe aiutarmi nel ricordare ..io non ho la memoria del Comandante nè tanto meno reperti che possano guarire le mie tarmazioni..sostantivo del verbo tarmare che sarebbe l'azione prodotta dalle tarme. Ordunque vengo al sodo nella speranza che qualcuno mi lanci una ciambella: nella via Simone Guli' ranti ranti il tabaccaio c' è un arco all' interno del quale si sviluppa una piccola corte da cui si accede a delle scale. Al primo piano abitava una cara amica di mia madre di cui ricordo solo il nome ..tale Pinuzza..sicca sicca come un manico di scopa e due figli maschi...tutti i santi pomeriggi si andava in processione...mia madre le portava sempre qualcosa "mischina" diceva, fresca fresca di vedovanza a causa della guerra nella quale il marito fece la fine del succi...dentro un sommergibile. Alla fine della rampa breve delle scale eccolo, profumato di gelsomino ci guardava sereno in pompa magna con tanto di divisa e cappello di marina..era un graduato lo capivo dal cappello con stemmi e ori. Non gli mancarono mai candele,per carita', ma secondo me pure lui si siddiava di queste visite continue che obbligavano la signora a inondare la stanza di singhiozzi e preghiere. Quando piu' avanti con gli anni scoprii che molte donne all' Acquasanta avevano i mariti in odore di gelsomino e iniziai a interessarmi alle storie condite di atti di eroismo che si sa, dopo morti sono quasi obbligatori. D' altra parte la stessa via porta il nome di un capitano che si inabisso' con il transatlantico Principessa Mafalda, uniti insieme al grido di viva l' Italia dopo aver ordinato alla banda di suonare...non è un film nè lui era Humphrey Bogart, solo un eroe di carta insieme a tutta la gente di mare con cui ha condiviso il destino. Un mondo che fu, custodito con nomi e cognomi, nelle carte di istituzioni marittime, archivi storici e dalle lapidi dei cimiteri e le strade ..via giorgio d' Antiochia, via Fileti, via Rallo, di Bartolo, via Rizzo Ammiraglio... Guerre e pace, con ciurme e capitani che navigavano per i sette mari più tutti gli oceani, doppiavano il Capo di Buona Speranza, il tempestoso Capo Horn e, molto spesso, beccheggiando in direzione ostinata e contraria ammainavano le vele in lontanissimi dovunque... Conrad, Salgari, Corto Maltese..chissa' se Pasquale Zerilli, fuochista vide mai i delfini, tanto meno i macchinisti, i mozzi i cambusieri e tutti coloro che hanno fatto parte del grande esercito del mare sia sulle navi che sulle coste a pescare il minimo sindacale per sfamare la famiglia. La Sicilia di mare, soffre di questa dimenticanza più facilmente di quella di terra, dei feudi e della fame patita sulle zolle. So' che esistevano dei giornali di parte che ogni due o tre giorni raccontavano venture e sventure sul mare, di carichi andati a male, di fortunati commerci con i piroscafi che salpavano fra lo sventolìo di fazzoletti.

È difficile immaginare, oggi, un comandante con la divisa provata dalla battaglia, che attende ritto e immobile sulla plancia l’ultimo sciabordìo prima di affondare come un Giuseppe Di Giorgi qualsiasi, mazarese, senza nemmeno un cortile che lo ricordi. Mio zio Ciccio raccontava di una nave varata nel cantiere navale e affondata l' anno dopo dal nome altisonante e mai dimenticato "Traiano" ...gente di mare..che se ne va'. Anna Vettuccia




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