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La panchina della piazza Acquasanta - Gabriele Antonio Miosi

Gabriele Antonio Miosi

LA PANCHINA ALL' ACQUASANTA Parlare con uno sconosciuto per uno che è molto introverso costa sempre un po di fatica. Se devi cominciare tu, se devi rompere il ghiaccio, temi sempre di disturbare di rompere qualche altra cosa. Però se ci riesci, se riesci a parlare con uno sconosciuto, per esempio seduti su di una panchina, scopri che poi ti fa bene, fa bene al corpo, fa bene all'anima, ti migliora l'umore. Lo dicono gli esperti, lo confermano le ricerche. Succede quasi sempre così... A me è successo così all'Acquasanta, seduto sulla panchina della piazzetta, il tardo pomeriggio di una afosa giornata estiva. Seduto da solo guardavo verso il porticciolo, piu lontano all'orizzonte la sagoma di monte Catalfano. Ad un certo punto vedo una vecchia Panda che si accosta sul ciglio della strada. Una vecchia signora che a fatica esce, lato passeggero, dalla macchina e si ferma davanti al marciapiede e con ampi gesti della mano cerca di attirare la mia attenzione. Nel frattempo la panda si era allontanata. Io faccio pochi metri e mi avvicino alla signora chiedendo se avesse bisogno di aiuto. Mi dice che non risce a salire sul marciapiede da sola. Quindi le porgo il braccio e l'aiuto. Sul marciapiede si stacca dal mio braccio si avvia da sola con passo incerto ma deciso sulla panchina piu vicina dove si siede visibilmente soddisfatta e contenta e ringraziandomi mi saluta. Le chiedo se posso sedermi accanto a lei. Accetta con piacere. Le chiedo se fosse del quartiere. Mi dice che abita a pochi chilometri in un palazzo nei pressi di piazza giakery. Un bel palazzo, signorile, le dico che lo conosco. Le chiedo l'età. So che ad una signora non la si chiede, ma so pure che ad una certa età si è orgogliosi di dichiararla. Novant'anni passati da un po' mi dice. Portati benissimo aggiungo. A parte qualche acciacco non mi lamento dice lei. Il ghiaccio è rotto! Sentivo caldo, avevo bisogno di respirare aria pulita, fresca. Ho chiesto ai miei vicini di accompagnarmi qua con la macchina. Sono gentilissimi mi lasciano e poi mi riprendono in serata. Ci tiene a dirmi che abita da sola e che sta bene economicamente, ma che non è stato sempre così. Mi guarda mi sorride, la guardo anch'io le sorrido. La gentilezza, penso è molto contagiosa, il suo indice di trasmissibilità batte quello di tutti i virus. Comincia a parlare con le pause la gesticolazione calma delle mani come solo i vecchi siciliani sanno fare, mi parla della sua fanciullezza, di un episodio. Esce fuori un racconto che sembra una novella di Pirandello: Da giovane si ha sempre fame, premette, e in tempo di guerra e di carestia questo è un problema Da giovane stavo presso un convento di suore in provincia di Messina. Una mattina la madre superiora mi incarica di badare alla pentola in cui dovevano cuocere dei fagioli. Mi raccomanda di non fare spegnere il fuoco alimentato dalla legna un po umida e di stare attenta alla cottura. "Sciusciu, svampu e tastu i fasola!" Mi ripete, gesticolando come se fosse davanti alla pentola "cu muscarolu e ca cucchiara" in mano. A forza di assaggiarli di fagioli ne rimasero davvero pochi, temevo di essere aspramente ripresa dalla madre superiora. Ella fu molto indulgente e mentre seduti a tavola tutti mangiarono una zuppa poco consistente, mi guardava e mi sorrideva sottecchi divertita. Mi voleva bene davvero, anche io. Passava molto tempo a leggere, testi sacri, la vita dei santi ma anche qualche romanzo che senza troppo clamore mi passava per leggerlo anche io. I tre moschettieri, Don Chisciotte.... Dopo prendendo spunto da quelle letture mi parlava della vita, del mondo. Quando lasciò questa terra ne fui molto addolorata, mi mancò tantissimo, pensavo a lei tutto il giorno e anche di notte. Mi mancava il suo sorriso, con chi avrei parlato a chi avrei raccontato le mie preoccupazioni. Dopo tanti anni continuo a pensare a lei anche adesso. La memoria è una cosa meravigliosa preziosissima mi ha ripetuto. Io l'ascoltavo affascinato ed annuivo senza riuscire a dirle niente. La memoria racchiude in se un segreto importante mi fa, sai quale è? Mi chiede. No, non lo so. Le persone che se ne vanno, a cui hai voluto bene per davvero, ti lasciano sempre qualche cosa di se che ti rimane attaccato e ritrovi nelle parole che pronunci nei gesti che compi nelle abitudini che vedi di conseguenza cambiare. E così è successo a me, mi dice, ed aggiunge, è così che non mi sono mai sentito sola anche nelle ore più buie... Nel frattempo cominciò a soffiare dal porticciolo una brezza marina piacevolissima, subito dopo sopraggiunse la panda e la ripresero per riaccompagnarla a casa.






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